segunda-feira, 31 de outubro de 2011

L'importanza del caffè

Il caffè appartiene al gruppo degli alimenti cosiddetti "nervini", i quali, pur non contenendo principi nutritivi importanti (proteine, grassi, zuccheri), integrano l'alimentazione provocando una stimolazione utile all'attività fisica e intellettuale. Ciò è dovuto alla caffeina, ma è bene tener presente che nel caffè vi sono numerose altre sostanze. Còsì come il vino non è soltanto alcool, il caffè non è solo caffeina. Per esempio, nella fase di torrefazione si formano i cosiddetti olii essenziali, i quali, data la loro diversa struttura chimica, provocano varie reazioni nel nostro organismo, che possono anche neutralizzare l'azione stimolante della caffeina. Poi vi sono diversi acidi organici (clorogenico, piruvico, ossalico, malico, citrico), piccole frazioni di sostanze grasse, sali minerali.
Tenendo conto della diversa struttura costituzionale che presenta ogni organismo umano, e il fatto che non tutte le tazzine hanno analoga composizione, non è possibile stabilire una regola generale in merito al numero di tazzine di caffè che si possono prendere durante il giorno. Comunque, per mantenere una buona salute, è prudente non superare le 3-4 tazzine. La caffeina infatti è presente anche nel tè, nel cioccolato, nelle bevande a base di cola, il alcune medicine (analgesici).
Per avere la garanzia di ingerire meno caffeina, bisogna ricorrere al caffè decaffeinato. Non serve invece gustare il caffè "lungo", "macchiato", il "cappuccino". Il latte non possiede alcun potere di neutralizzare la caffeina.
L'uso del caffè è sconsigliato ai bambini, ai soggetti facilmente irritabili, alle persone che hanno un'aumentata secrezione e motilità gastrica come gli ulcerosi, ai coronaropatici, agli ipertesi. Un particolare interessante: il caffè non dà calorie.

Gelato di mandorle con crema al caffè
Ingredienti:
Per il gelato: 50 grammi di mandorle dolci, 3 mandorle amare, mezzo litro di latte, 4 tuorli d'uovo, 200 grammi di zucchero, mezza bustina di vaniglina.
Per la crema: 150 grammi di caffè macinato, 5 tuorli, 200 grammi di zucchero, un cucchiaio di fecola di patate, 25 grammi di burro

Per 4 persone
Tempo di preparazione: un'ora

Preparazione:
Scottate le mandorle in acqua bollente, sbucciatele e pestatele nel mortaio con 2 cucchiai d'acqua. Portate il latte ad ebollizione, versate le mandorle pestate e la vaniglina e lasciate in infusione per mezz'ora. Sbattete i tuorli con lo zucchero, versate il latte poco alla volta e cuocete a bagnomaria. Lasciate raffreddare, poi trasferite il composto nella gelatiera. Intanto fate la crema al caffè: preparate il caffé con il caffé macinato e 4 dl d'acqua. In un casseruolino lavorate i tuorli con lo zucchero, finché appariranno bianchi. Aggiungete la fecola di patate, il burro fuso e infine il caffè caldo, versato poco alla volta. Cuocete la crema su fuoco medio, continuando a mescolare fino a giusta consistenza. Disponete in una coppa il gelato e sopra fate colare la crema al caffè.

("Mangiar sano" - testo del dott. Renzo Pellati e ricetta di Patrizia Novak - rivista Grazia)

L'importanza del cacao

Il cacao appartiene al gruppo degli alimenti nervini, come il tè e il caffè, perché contiene teobromina (un derivato della caffeina). Rispetto al caffè e al  tè, però, ha anche un grasso: il burro di cacao, utilizzato in cosmesi e nei prodotti farmaceutici. Di conseguenza, mentre il caffè non apporta calorie all'organismo, il cacao ne fornisce 320 per ogni 100 grammi.
Di solito il cacao viene utilizzato a piccole dosi per aromatizzare dolci e bevande, oppure mescolato con zucchero o altri alimenti (polvere di latte, liquori, nocciole, vaniglia) dà vita al cioccolato, che naturalmente fornisce un apporto calorico superiore al cacao: 443 - 565 calorie per ogni 100 grammi. Per questo motivo il cioccolato viene definito un alimento energetico, adatto, in giuste dosi, per i giovani, per i disappetenti (dà molte calorie in piccolo volume), per chi svolge intensa attività fisica. Chi è in eccesso di peso deve essere prudente nelle quantità.
In alcuni soggetti il cacao può provocare allergia, con orticaria, prurito, a volte nausea e disturbi digestivi, per la presenza di sostanze aromatiche, tannino, proteine vegetali. In particolari situazioni queste proteine vegetali vengono digerite solo parzialmente e quindi non vengono trasformate in aminoacidi: il conseguente assorbimento di polipeptidi o peptoni (proteine parzialmente digerite) può essere responsabile dello scatenamento del fatto allergico.
Cacao e cioccolato sono controindicati nella calcolosi renale ossalica (per la presenza di acido ossalico) e nei sofferenti di colecistite.
Il cioccolato in tazza può essere indicato nella colazione del mattino per chi non tollera o non gradisce il latte.

Cupola di ricotta e cacao

Ingredienti: 400 grammi di ricotta, 100 grammi di burro, 150 grammi di zucchero, 100 grammi di arancia candita, 60 grammi di cacao amaro.

Per 6 persone
Tempo di preparazione: 30 minuti più il passaggio in frigorifero

Preparazione:
Passate la ricotta al setaccio e fatela cadere in una terrina. Aggiungete il burro a pezzetti ammorbidito a temperatura ambiente e lavorate a lungo col cucchiaio di legno: dovrete ottenere un composto cremoso, al quale unirete lo zucchero, il cacao e 80 grammi di arancia candita a dadini. Rivestite l'interno di uno stampo da zuccotto con un foglio di pellicola trasparente, versate la crema di ricotta e cacao, pressatela bene e livellatela in superficie. Mettete in frigo 2 ore. Sformate la cupola sul piatto di portata, levate la pellicola e guarnite la superficie del dolce con l'arancia candita rimasta tagliata a striscioline sottili.

("Mangiar sano" - testo del dott. Renzo Pellati, ricetta di Patrizia Novak - Rivista Grazia)

domingo, 30 de outubro de 2011

Entrevista com o grupo "Neri per Caso" (Radio Lumen)


Entrevista concedida por  Ciro Caravano pelo telefone por ocasião de sua viagem ao Brasil. Casado com uma brasileira, Ciro concedeu a entrevista em português








sexta-feira, 28 de outubro de 2011

"Escola da vida" criada em Londres planeja versão brasileira

A School of Life tem um objetivo ambicioso: o de mudar o mundo. Mas não incita seus alunos a discutir política nem a realizar alguma coisa efetivamente. Na "escola da vida" criada pelo filósofo Alain de Botton, mudar o mundo significa mudar o seu próprio mundo, por meio de conversas que vão de "como ser 'cool'" até "como dosar trabalho e vida", passando por "como fazer o amor durar".
Foi nessa última aula que eu fui parar em uma quinta-feira de verão em Londres. Pela fachada discreta da casa localizada no bairro de Bloomsbury, desavisados podem supor que se trata de uma pequena livraria que aposta em títulos bem-humorados e de autoajuda.

A aula estava marcada para as 19h30. Meia hora antes, começaram a chegar os primeiros dos 30 alunos inscritos (ao custo de 30 libras, cerca de R$ 90). Em clima informal, todos comem sanduíches, tomam vinho, enquanto travam conversas sobre "o que você faz?".
Pontualmente, para não perder a fama britânica, os alunos se dirigem a uma sala no andar inferior da escola. O professor David Water se apresenta, dizendo que já foi jornalista de moda, até que se cansou do mundinho e resolveu se aprofundar em temas universais.

Adesivos servem de decoração da "School of life" em Londres

Munido de uma apresentação de Power Point, começa a mostrar estatísticas sobre os desafios do amor: apenas 10% dos casais que se juntarem hoje vão chegar às bodas de diamante (60 anos) em 2070, enquanto 45% vão morrer até lá. "A gente idealiza muito, o tempo todo. As relações têm de ser tão perfeitas que parecem religião", diz o professor. A aula segue dividida em tópicos sobre compromisso, solidão, diferenças, sexo, conversas, arte de amar e de espalhar o amor pelo mundo. Mas a aula não fica apenas nas apresentações, o professor também passa exercícios aos seus alunos: vire-se para o lado, conheça seu colega e discuta se, quando está numa relação, você dá o mesmo peso a amor, amizade e sexo. É preciso ter equilíbrio? Ou dá para viver mais com um, menos com outro? 

Ao meu lado estava Anthony Tan, um engenheiro de tecnologia da informação de 31 anos. Ele foi levado à School of Life pela namorada, Gwen, que soube do espaço pelos colegas de trabalho. "Para mim é bem difícil falar abertamente desse assunto com estranhos. Achei interessante ouvir toda a tagarelice", diz, referindo-se, talvez, ao fato de a sala contar com 27 mulheres e três homens.
"Só achei que as conversas foram meio nervosas, fragmentadas." Passado um mês, Anthony reflete: "Filosofando, acho que me dei conta do que uma vida amorosa significa. É difícil medir se minha vida melhorou depois da aula, mas certamente eu estou mais atento a ela".

NÃO SOMOS GURUS

Nos primeiros dois anos (a escola foi criada em 2008), mais de 8.000 pupilos participaram de aulas na School of Life, segundo Alain de Botton, 41, suíço radicado em Londres. Acrescentando palestras, encontros na rua, sermões dominicais e outras atividades, o número já chega a 40 mil, diz ele. "Temos um retorno excelente. Geralmente as pessoas dizem que, em uma grande cidade solitária como Londres, elas nunca têm a chance de falar de uma maneira sincera e profunda com outras pessoas. Isso é tocante", diz o filósofo.

O sucesso se dá, na opinião de Botton, porque a escola aborda problemas que fazem as pessoas sofrerem. "Morte, dinheiro, amor, trabalho e família. Esses são os problemas centrais que afligem as pessoas, e nossas aulas, programas e projetos circulam em torno desses grandes desafios. Estamos desesperados para conseguir respostas para os terríveis dilemas e tragédias que enfrentamos", diz.
A ideia de criar a School of Life foi uma maneira de levar o que Botton já fazia na literatura para o mundo físico, em três dimensões. "Em meus livros, eu sempre me interessei em olhar como a cultura pode nos ajudar a viver. Em 'Como Proust Pode Mudar a Sua Vida' (de 1998) e em 'As Consolações da Filosofia' (de 2001), por exemplo, explorei como grandes textos da tradição ocidental podem nos ajudar a entender os desafios e os dilemas da existência hoje."

A equipe que trabalha na School of Life é formada por acadêmicos e escritores que decidiram apostar em algo menos formal. "Nós não somos gurus e nem sempre somos otimistas. Há um pouco de melancolia e de escuridão nos temas que debatemos. Nesse sentido, estamos mais perto do espírito da religião, embora 
sejamos totalmente mundanos."

NO BRASIL

Cansado de apenas escrever -- oito livros ao longo de quase 20 anos de carreira; o primeiro, "Ensaios de Amor", foi lançado quando ele tinha apenas 23 anos --, Botton deixou seu lado empreendedor aflorar. Antes disso, ele nunca precisou trabalhar efetivamente, porque é herdeiro de um dos maiores financistas da Suíça.

"Minha tentativa é colocar as necessidades da alma em um contexto de negócios. Não é uma ideia vulgar, mas intelectual. Por que o capitalismo tem de entregar apenas coisas superficiais? Ele não pode almejar profundidade?", questiona.

Para tentar chegar a esse cenário, Botton e sua equipe têm grandes projetos. "Nós queremos ser o provedor número um de 'boas ideias para vida cotidiana'", diz. Entre os planos está o de abrir uma empresa multinacional para administrar aulas, organizar conferências, publicar livros, fazer filmes, 
gerenciar hotéis e spas dedicados ao "esclarecimento emocional", além de comercializar produtos como jogos e até artigos de papelaria. Filósofos apegados à tradição podem se contorcer diante do projeto. Mas isso não o intimida.

Além da escola em Londres, a ideia é crescer e abrir outras unidades pelo mundo. Uma delas em São Paulo. "Além de Seul, Istambul, Sydney e Vancouver -todas elas grandes cidades do futuro." Botton não dá mais detalhes sobre a vinda da School of Life para São Paulo por questões contratuais. Mas adianta que, em novembro, uma versão de sua escola da vida aportará por aqui.
"Como sua prima no Reino Unido, a School of Life Brazil vai ter cursos, seminários, conferências e outros serviços. Estamos encantados", diz o filósofo, que aproveita o mês para vir ao Brasil e lançar seu livro mais recente: "Religião para Ateus" (ed. Intrínseca).

Será que o negócio pega por aqui? "Não tenho dúvida de que a escola vai ser um enorme sucesso", aposta. Ninguém pode culpá-lo por falta de ambição e excesso de ousadia. Para todos aqueles que gostam de consumir experiências e não resistem a uma pitada de autoajuda, pensar na vida é o novo preto.
(Texto escrito por Daniela Arrais e publicado na revista "Serafina" de 30/09/11) 

Gli aristogatti - versione Walt Disney

Madame Adelaide era una vecchia signora, di grande classe e grande cuore, che abitava a Parigi, in una magnifica villa.

Viveva circondata dai suoi adorati micetti: Duchessa, una stupenda gatta d'angora e i suoi piccoli di nome Minou, Matisse e Bizet. Con loro vivevano anche Groviera, il topino compagno di giochi dei gattini, Frou-Frou, l'elegante giumenta e il maggiordomo Edgar, sempre educato e compito, ma dal cuore malvagio.



Spesso uscivano tutti insieme per fare una passeggiata in carrozza attraverso la città e questo era uno dei divertimenti più entusiasmanti per i tre gattini.



Un giorno, Madame Adelaide mandò a chiamare un suo vecchio amico, il notaio Hautecourt, poiché aveva deciso di fare testamento: tutti i suoi beni sarebbero andati a Duchessa e ai suoi piccoli e, dopo la loro morte, sarebbe stato Edgar, il maggiordomo, a ereditare la  fortuna di Madame.

"Come, io dovrei aspettare che muoiano quegli odiosissimi gatti per avere l'eredità ?" si arrabbiò Edgar quando venne a conoscenza delle intenzioni di Madame. Decise allora di mettere a punto un piano criminoso per liberarsi di Duchessa e dei gattini. Una sera versò un potente sonnifero nel latte destinato alla loro cena.

E fu così che Groviera i topino, Duchessa e la sua famigliola, dopo aver bevuto il latte preparato dal maggiordomo, caddero in un sonno profondo.



Edgar allora ne approfittò per sistemare i gatti in una cesta che caricò furtivamente sulla sua motocicletta, allontanandosi poi a tutta velocità. Ben presto raggiunse la periferia della città e si diresse verso la campagna.

Ma all'improvviso, ecco apparire due simpatici e coraggiosi cani di campagna, Napoleone e Lafayette, i quali, infastiditi dal rumore provocato dalla motocicletta di Edgar, abbaiando come forsennati aggredirono il briccone proprio quando si apprestava ad attraversare un ponte.
"Maledette bestiacce!" urlava il maggiordomo mentre la motocicletta finiva fuori strada.



La cesta con i gatti cadde ai bordi del fiume sottostante mentre, con i cani alle calcagna, Edgar fu costretto a fare dietro front e tornarsene a Parigi.


Quando Duchessa finalmente si svegliò, rimase molto stupita di trovarsi in quel posto. Radunò attorno a sé i suoi micetti spaventati e cercò di tranquillizzarli.
Stavano proprio decidendo sul da farsi, quando improvvisamente si mise a piovere e allora, tutti insieme, si ripararono nella cesta e si riaddormentarono.

Intanto, a Parigi, il temporale aveva svegliato Madame, che si alzò per controllare che i gattini non avessero paura. Quale fu la sua preoccupazione quando vide il lettino vuoto! Li cercò ansiosamente per tutta la casa:
"Micetti, dove siete ? Venite fuori!" chiamava disperata.

Il mattino seguente il sole era tornato a splendere e Duchessa e i micetti si accoccolarono su un tronco d'albero, godendosi il calduccio. Mentre stavano pensando a come tornare a casa, passò di lì un simpatico gatto randagio di nome Romeo che promise di aiutarli a trovare la via di ritorno.



Proprio allora sopraggiunse un vecchio camion traballante: Romeo balzò sul parabrezza e spaventò tanto il conducente con i suoi feroci miagolii, che questi fermò la vettura. Allora Romeo, Duchessa e i gattini si arrampicarono velocemente sul camion che riprese la sua corsa verso Parigi.

La fortuna volle che fosse il camion di un lattaio. I mici si gettarono golosamente sui bidoni, ma, nella foga, ne rovesciarono uno e il rumore richiamò l'attenzione del conducente.
"Andate via!" gridò arrabbiatissimo mettendoli in fuga.

Dopo un lungo cammino, il piccolo gruppo arrivò, esausto, a Parigi. Si era ormai fatto buio e così Romeo propose a Duchessa di condurre i micetti a casa sua, per trascorrervi la notte. La gattina accettò di buon grado.

Giunti a casa, vi trovarono Scat Cat, un gattone randagio musicista amico di Romeo, che con la sua banda di gatti vagabondi stava suonando fantastici pezzi jazz.
"Salve!" salutò Scat Cat e ricominciò a suonare per loro.


L'indomani mattina Duchessa, Minou, Matisse e Bizet, accompagnati da Romeo, si rimisero in cammino e finalmente arrivarono a casa di Madame Adelaide.
"Grazie Romeo, non dimenticheremo mai quanto hai fatto per noi!" dissero al loro nuovo amico, poi si avviarono per rientrare, quando ... ecco apparire Edgar che, vedendoli di ritorno, passò subito al contrattacco: si nascose dietro la porta e li rinchiuse in un sacco.

Il perfido maggiordomo portò quindi il sacco nella rimessa e lo nascose dentro un capace baule. "Ora vi sistemerò io!" esclamò sghignazzando. Sul coperchio attaccò un'etichetta con sopra scritto: Destinazione Timbuctú - Africa.

Fatto questo, avvertì un'impresa di trasporti perché venissero a ritirare il baule. Ma Groviera, il topino, aveva visto tutto e accorse in aiuto di Duchessa.
"Va' a chiamare Romeo, presto!" le disse la gattina.

Romeo, una volta avvertito, mandò Groviera a chiamare anche Scat Cat e la sua banda per avere rinforzi.
Quando arrivò la banda dei gatti randagi, Romeo si avventò contro il malvagio maggiordono gridando:
"Edgar, non avrai scampo!"



Dopo una lotta foribonda, un poderoso calcio di Frou-Frou lanciò Edgar dritto dritto nel baule destinato a Timbuctù. Allora gli amici lo chiusero e lo spedirono.
Madame Adelaide era così felice di avere di nuovo con sé i suoi adorati gattini, che non solo accettò Romeo come uno della famiglia, ma decise di accogliere nella sua grande e confortevole dimora tutti i gatti randagi della città.






Il vaso di terra e il vaso di ferro


Nella cucina del re, c'erano un vaso di terra e un vaso di ferro.
Quest'ultimo, sprezzante e arrogante, derideva spesso il vaso di terra.
- Avresti l'ardire di toccarmi ? Gli domandava con insolenza sfidandolo ogni volta.
- No, fratello, rispondeva l'altro con modestia.
- Certamente, lo sapevo, non sei che un codardo! riprendeva il primo con aria sdegnosa.
- È vero che non oso toccarti, ma non bisogna dire che io sia codardo, replicava allora il vaso di terra con dignità. Il nostro compito è quello di contenere oggetti e non di batterci. D'altra parte, non sono meno capace di te di compiere questo lavoro. E...
- Sta zitto! urlava allora il vaso di ferro fuori di sé. Come osi paragonarti a me! Vedrai, tra poco sarai ridotto in briciole, mentre io non avrò mai fine. Nulla mi fa paura.
- Come puoi parlare così! È meglio che viviamo da buoni vicini. Perché litigare ?!
- Mi vergogno di stare con te! Alla fine dei conti, ben presto, sarai ridotto in mille briciole...
Il vaso di terra non si prendeva la briga di rispondere.
Col passare del tempo e per la fragilità delle cose di questo mondo, il regno decadde e il palazzo crollò. Abbandonati tra le rovine, durante secoli e secoli, i due vasi scomparvero, coperti da una spessa coltre di polvere e di detriti. Nessuno sa quanto tempo sia trascorso così.
Un giorno, scavando il terreno, si scoprì il vaso di terra.
- Guarda, un vaso! gridò qualcuno con meraviglia.
- È vero, un vaso! fecero gli altri con gioia.
Subito lo spolverarono e lo pulirono. Allora esso riprese tutta la sua freschezza e ritornò bello e splendente.
- Che vaso grazioso! disse uno di quelli, maneggiamolo con delicatezza, è un oggetto antico di grande valore, attenzione a non romperlo!
- Grazie a tutti! disse il vaso con riconoscenza. Mio fratello, il vaso di ferro è sepolto vicinissimo a me. Vi prego di ritrovarlo, forse sta soffrendo un poco.
Si misero allora a zappare il terreno da cima a fondo, ma senza scoprire alcuna traccia del vaso di ferro - probabilmente era stato corroso chissà in quale periodo...
Alla fine, furono trovati alcuni pezzetti di ferro tutto arrugginito, che, verosimilmente dovevano essere i resti del vaso...
Non bisogna mai confrontare la propria superiorità all'altrui debolezza. Ognuno ha il suo punto forte.

(favola cinese tratta dal libro "Lo specchio del bene e del male e altre favole cinesi" di Sandro Danieli)

quinta-feira, 27 de outubro de 2011

L'origine delle parole 2

Perché si dice SABOTARE ?

Nell'800, durante la rivoluzione industriale in Francia ed Inghilterra, gli operai calzavano degli zoccoli di legno, chiamati "sabot", che per protesta contro l'avvento delle macchine, infilavano negli ingranaggi bloccando tutto.

Perché viene usata la parola GAZZETTA per definire alcuni giornali ?

Questo vocabolo risale al VI secolo quando vennero stampati i primi fogli informativi (quotidiani) a Venezia, e venivano pagati con una monetina che si chiamava, appunto, gazzetta.

Perché i romanzi polizieschi si definiscono GIALLI ?

Solo in Italia i romanzi di questo genere si chiamano GIALLI. Ciò deriva dal fatto che la prima collana di polizieschi pubblicata in Italia, nel 1929 da Mondadori, aveva la copertina gialla. Da allora tutti i libri di questo tipo, anche se non editi da Mondadori, furono detti "gialli", mentre in Francia si chiamano noir ossia neri.

Perché si dice PREZZI SALATI ?

Salisburgo, come è noto, è la cittá di Mozart. Ma avete mai pensato al significato del nome Salisburgo ? Burgo deriva dal tedesco Burg, cioè, fortezza, cittá, e "salis" dal termine latino che indica il sale. Vale a dire: la città del sale. E infatti tutta la regione di Salisburgo è ricchissima di sale. L'Austria, uno dei pochi paesi non bagnato dal mare, paradossalmente possedeva in passato alcuni tra i più ricchi (e redditizi) depositi di sale marino. Ancora oggi, del resto, le sue miniere sono attive, e anche visitabili. Ma come mai c'era tanto sale in questa regione ? La storia della Terra, si sa, è stata una storia di continue trasformazioni della crosta superficiale; nel corso di centinaia di milioni di anni i movimenti dei continenti hanno continuamente modificato la geografia, facendo sì che certe porzioni di mare finissero per trovarsi racchiuse in una pozza, senza più comunicazioni con le altre acque. La lenta evaporazione fece depositare sul fondo il sale marino: scomparsa del tutto l'acqua rimase questo deposito, successivamente ricoperto da altri terreni e sedimenti. È quello che è accaduto nella regione di Salisburgo. Possedere il sale, in passato, voleva dire possedere una ricchezza. Era considerato l'oro bianco. Non esistevano ovviamente i frigoriferi e la conservazione degli alimenti, in particolare delle carni, era affidata al sale (basta pensare al ruolo che ha ancora oggi nei "salumi"). Il sale inoltre era un elemento essenziale nella dieta e per dare gusto ai cibi. Chi possedeva una miniera di sale, e chi commerciava in sale, diventava ricco. Il sale oggi lo si produce industrialmente, ma del suo grande pregio del passato sono rimasti alcuni significativi vocaboli nel nostro dizionario come "salario", "prezzi salati"o... Salisburgo.



quarta-feira, 26 de outubro de 2011

L'importanza della barbabietola



In cucina si conoscono due barbabietole. Una cosiddetta da "orto" di cui si utilizzano le radici, di colore rosso, l'altra nota come bietola da coste, apprezzata per l'utilizzazione delle foglie e delle coste. Esistono però anche altre barbabietole: da foraggio, per l'alimentazione degli animali, e da zucchero, per l'estrazione del saccarosio, il comune zucchero da tavola.
L'impiego in cucina della barbabietola risale a tempi antichissimi: alcuni secoli prima di Cristo (ci sono invece degli ortaggi, come il pomodoro, che hanno solo pochi secoli di vita). La radice rossa di barbabietola risulta costituita dal 94,3% di acqua, e dal 4% di zuccheri. La presenza di proteine e di grassi è trascurabile. Di conseguenza anche l'apporto calorico è trascurabile: 20-40 calorie per ogni 100 grammi di parte edibile. Anche l'apporto vitaminico e insignificante: le basse dosi ono ulteriormente ridotte dalla cottura (non si può mangiare cruda).
È degno di nota invece il contenuto di sali minerali e di oligoelementi: calcio, fosforo, ferro, magnesio, potassio.
L'apporto calorico delle foglie di barbabietola è all'incirca sovrapponibile a quella delle radici rosse. L'apporto vitaminico e di sali minerali è invece superiore nelle foglie, soprattutto per quanto riguarda vitamina A, ferro e potassio.
La barbabietola è ricca di acido aalico, una sostanza organica che in alcuni soggetti predisposti facilita la precipitazione di particolari calcoli: ecco perché è controindicata nella calcolosi renale assalica.
Il colore rosso della radice di barbabietola è un vero e proprio colorante naturale (betanina) usato anche per migliorare l'aspetto di altri alimenti (E 162). Questa sostanza può colorare le urine, senza nessuna conseguenza.
Le radici rosse di barbabietola si conservano bene in frigorifero, nel cassetto delle verdure, anche per due settimane. Le bietole da foglie invece sono deperibili e quindi vanno consumate subito dopo l'acquisto.

Penne alle barbabietole

Ingredienti:
400 grammi di penne, 2 barbabietole, 3 coste di sedano bianco, 2 cucchiai di capperi, 250 grammi di  tonno, 2 ciuffi di maggiorana e cerfoglio, 5 cucchiai di olio di oliva, sale, pepe

Per 4 persone
Tempo di preparazione: 40 minuti

Preparazione:
Cuocete la pasta al dente e, mentre è ancora calda, conditela con l'olio, il sale e il pepe. Tagliate le barbabietole a dadini, il sedano a fettine, sgocciolate il tonno del suo olio e spezzettatelo. Aggiungete il tutto alla pasta, unitevi i capperi, tritate la maggiorana e il cerfoglio. Cospargete la pasta con le erbe tritate.

("Mangiar sano" - testo del dott. Renzo Pellati e ricetta di Patrizia Novak - rivista Grazia)

L'importanza della banana

Rispetto alla frutta comune, la banana contiene una minor quantità di acqua (76,8%), per questo motivo è poco dissetante.

I principi nutritivi presenti nella banana sono soprattutto zuccheri e amidi (fino al 22%). Di conseguenza, rispetto ad altri tipi di frutta, apporta un maggior numero di calorie 66-85 per ogni 100 grammi di parte edibile.
Se la banana non è ad un giusto punto di maturazione e se non viene masticata bene, i suoi zuccheri possono risultare di difficile digestione: ecco perché la banana va sempre gustata quando è ben matura, cioè quando la buccia si presenta di un bel colore giallo con macchie brune (in termini commerciali si dice "tigrata").
Questa raccomandazione è importante perché la banana (con la mela e la pera) rappresenta la prima frutta che conosce il bambino: infatti si può dare sin dal 3º - 4º mese, ben matura, schiacciata sotto forma di purea.
Le banane sono ricche di potassio (420 mg per ogni 100 grammi come le albicocche), ne contengono un quantitativo doppio rispetto alle mele, alle pere, alle arance. Il potassio è un minerale importante per la vita delle cellule e quindi è necessario per un buon funzionamento dell'organismo, per la ritenzione idrica, per il muscolo cardiaco, per la regolazione dell'eccitabilità neuro-muscolare (una carenza di potassio può verificarsi in seguito all'abuso di diuretici, dopo interventi cirurgici, dopo intense sudorazioni).
Per quanto riguarda l'apporto di vitamine, la banana non ha niente di caratteristico rispetto alla frutta nostrana. Questo particolare va sottolineato, perché alcune persone sono convinte che la frutta prodotta nei paesi caldi (comumente conosciuta come "esotica") sia più ricca di valori nutritivi rispetto a quella che nasce in Italia.

Bavarese di banane

Ingredienti:
4 banane, 200 grammi di panna, 3 tuorli d'uova, 5 cucchiai di zucchero, un cucchiaino di fecola di patate, un quarto di litro di latte, una scorza di limone, 4 fogli di colla di pesce, olio di mandorle dolci. Per decorare: banane e lime.

Per 6 persone
Tempo di preparazione: 40 minuti più 2 ofre di raffreddamento

Preparazione:
Lavorate i tuorli d'uova e 3 cucchiai di zucchero in una piccola casseruola finché saranno quasi bianchi, aggiungete la fecola passata da un colino poi, poco per volta, il latte bollente profumato con la scorza di limone. Cuocete a bagnomaria per 10 minuti mescolando ed evitando che l'acqua e la crema prendano bollore. In un po' di acqua fredda ammorbidite la colla di pesce, poi unittela alla crema ancora calda, mescolando fino a che la gelatina si sia liquefatta. Passate la crema gelatinata da un colino e le banane dal setaccio, quindi unite i due ingredienti. Montate la panna, dolcificatela con 2 cucchiai di zucchero ed aggiungetela alla crema. Ungete uno stampo con l'olio di mandorle dolci, versateci la crema e mettete a raffreddare in frigorifero per almeno 2 ore. Sformate la bavaree al momento di servire, decoratela con fettine di banana e lime.

("Mangiar sano" - testo di Renzo Pellati e ricetta di Patrizia Centofanti Novak - rivista Grazia)

terça-feira, 25 de outubro de 2011

Diário de vida - Porto Venere (Liguria)


Em uma das vezes em que estive na casa da minha colega do curso de tradução, Maria do Rosário, ao folhear uma revista Bell'Italia (que é realmente belíssima) me deparei com a foto de uma igreja e a achei familiar, mas não me lembrava de onde a conhecia. E não sosseguei enquanto não me lembrei: eu a tinha visto em uma fotonovela publicada na revista Capricho em novembro de 1975 que por sorte eu tinha conservado. Incrível foi ter me lembrado da foto depois de 14 anos, isto é, em 1989!!!!

Mas as surpresas não pararam por aí.  Dias depois, por ser professora de italiano no CEL (Centro de Estudos de Línguas),  fui escolhida para ir à Itália como acompanhante dos jovens italo-brasileiros das 4 regiões que visitamos: Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio e Lombardia. O fato mais emocionante é que chegamos à botinha no dia de meu aniversário (2 de julho). Ir pela primeira vez ao país da língua que já estava ensinando há 2 anos e meio e chegar no dia de meu aniversário é tudo de bom, não ?

A excursão durou um mês e como a passagem era aberta decidi ficar mais 2 semanas e após ter passado alguns dias na casa de meu amigo Giorgio (conheci Venezia wowwww),  fui encontrar a Regina (uma das jovens italo-brasileiras da viagem)  e a sua família. Visitamos Milão, a Toscana e quando contei a estória da fotonovela e da revista Bell'Italia decidiram me levar para conhecer a cidade. Que sonho!!!!
Observem que traduziram o nome da cidade Porto Venere (Porto Vênus) como Porto Verde




Essa é a igreja que eu vi na fotonovela em 1975 e 14 anos depois na revista "Bell'Italia"




Não consegui fazer a foto no mesmo ângulo, mas dá para reconhecer que as 2 foram tiradas no mesmo lugar, não ?

Revi Porto Venere em 2000 com a Silvana e seu marido Riccardo (logicamente contei a estória para eles também!!!). E não poderia deixar de conhecer as Cinque Terre (lindas!!!). O pai do Riccardo me deu um livro enorme  chamado "Le cinque terre" que guardo com muito carinho. Alguns anos depois a Maria Claudia foi visitar a Silvana na Itália (as duas foram minhas alunas) e ela me trouxe um quadrinho que retrata justamente a famosa igreja de Porto Venere e que está pendurado na minha sala de aula aqui em casa.



Com Silvana e Riccardo




Sabedoria canina


Já se imaginou agindo com a sabedoria canina ? A vida teria uma perspectiva mais amistosa. Tente!

1. Nunca deixe passar a oportunidade de sair para um passeio.
2. Experimente a sensação do ar fresco e do vento na sua face por puro prazer.
3. Quando alguém que você ama se aproximar, corra para saudá-lo (a).
4. Quando houver necessidade, pratique a obediência.
5. Deixe os outros saberem quando invadiram o seu território.
6. Sempre que puder tire uma soneca e se espreguice antes de se levantar.
7. Corra, pule e brinque diariamente.
8. Coma com gosto e entusiasmo, mas pare quando estiver satisfeito.
9. Seja sempre leal.
10. Nunca pretenda ser algo que você não é.
11. Se o que você deseja estiver enterrado, cave até encontrar.
12. Quando alguém estiver passando por um mau dia, fique em silêncio, sente-se próximo e, gentilmente ,tente agradá-lo.
13. Quando chamar a atenção, deixe alguém tocá-lo.
14. Evite morder quando apenas um rosnado resolver.
15. Nos dias mornos, deite-se de costas sobre a grama.
16. Nos dias quentes, beba muita água e descanse embaixo de uma árvore frondosa.
17. Quando você estiver feliz, dance e balance todo o seu corpo.
18. Não importa quantas vezes você for censurado, não assuma a culpa que não tiver e não fique amuado...corra imediatamente de volta para seus amigos.
19. Alegre-se com o simples prazer de uma caminhada.

Desorganização: uma forma de autosabotar a prosperidade


Estou encaminhando o email que recebi do André Lima, terapeuta EFT (Acupuntura Emocional Sem Agulhas)

Os comportamentos sabotadores podem se manifestar de diversas formas. A desorganização é certamente uma dessas maneiras.

Certa vez, um aluno durante um curso de EFT, começou a aplicar a técnica para dissolver o sentimento negativo que surgia ao pensar na bagunça do seu escritório e em tudo que teria para arrumar. Normalmente, para quem é bastante desorganizado, é só visualizar a bagunça e pensar em arrumar para começar a surgir sentimentos desagradáveis. E esses sentimentos acabam nos paralisando.  O interessante é que começaram a surgir crenças, pensamentos e sentimentos que estavam influenciando de forma inconsciente o comportamento desorganizado. É bastante comum ao aplicamos a EFT, brotar a negatividade inconsciente que está por trás do problema inicial que estamos tratando.

Começaram a surgir pensamentos que diziam que ganhar dinheiro é difícil, além de lembranças do pai que trabalhava muito e ganhava pouco. Essas imagens normalmente vem carregadas com sentimentos negativos que acabam afetando nosso comportamento. Por isso é importante aplicar EFT e dissolver o peso emocional que elas trazem para que possamos nos libertar dessa influencia negativa.

Vejamos então como se dá o processo sabotador. Por diversas razões, o aluno adquiriu crenças de que ganhar dinheiro é difícil, certamente também influenciado pelo exemplo do pai. Esse  sentimento interior acabou  influenciando seu comportamento de forma inconsciente,  se refletindo em um impulso que o levava a ser desorganizado. Por causa dessa negatividade interior escondida, quando tentava se organizar surgia preguiça, falta de vontade, uma verdadeira força contrária que o vencia sempre.

A desorganização ajudava a tornar realidade a crença de que ganhar dinheiro é difícil: Perdia prazos para pagar contas, gerando multas e prejuízos e o fazia trabalhar dobrado procurando documentos importantes, gerando com isso bastante dificuldade no dia a dia.

A desorganização é sempre reflexo de algo interior mais profundo. O exterior, ou seja, a bagunça, é um sintoma de que há algo dentro de nós que precisa ser mudado. A maioria acha que a desorganização é causada por preguiça ou algum tipo de fraqueza.

As vezes, pela força de vontade, com persistência e esforço conseguimos nos tornar organizados. Mas é um processo que exige paciência, e a maioria, antes de conseguir atingir o resultado final, acaba desistindo. Outros até conseguem se organizar, mas precisam gastar muita energia para se manter organizados.
Quando dissolvemos a negatividade interior, nosso comportamento muda de forma natural e sem esforço. Ou seja, ser organizado se torna normal. 

As pessoas desorganizadas costumam dizer que é muito difícil ser e se manter organizado. Mas na verdade, essa é um distorção da mente. Difícil é ser desorganizado. Traz mais problemas, gera perda de tempo, dá prejuízo financeiro. Movidos pela negatividade e envolvidos por ela, acabamos por acreditar nesses pensamentos, reforçando ainda mais nosso comportamento sabotador.

É preciso abordar o problema de duas formas. Uma, é descobrir e dissolver os pensamentos e sentimentos que podem estar influenciando nosso comportamento. A EFT é uma ferramenta excelente para nos ajudar. Considero que essa deveria ser a abordagem principal. A abordagem secundária é aprender técnicas, traçar um plano, ler livros sobre organização. 

Mas a maior parte das pessoas aborda o problema apenas da forma secundária, sem se dar conta da grande força sabotadora que está por trás do seu comportamento. O resultado, é que muitos querem se organizar, as vezes fazem cursos, lêem livros nessa área,  e acabam conseguindo resultados muito aquém do esperado, ou resultados temporários.

A desorganização também pode ser o reflexo de uma mente acelerada que pensa compulsivamente, o que é bastante comum atualmente. A bagunça mental aparece então exteriormente. Ao limparmos a negatividade interior, a mente tenderá a se acalmar. Praticar meditação e técnicas que nos ajudam a viver o presente também contribui para desacelerar a mente.

Enfim, a desorganização é uma forma de alimentar e gerar mais sofrimento. A negatividade interior gera desorganização e a desorganização leva a mais negatividade.

André Lima – http://www.eftbr.com.br/ 

segunda-feira, 24 de outubro de 2011

"Reino Proibido" - filme com Jackie Chan e Jet Li


Eis uma resenha que foi publicada na revista Sci-Fi sobre o filme "Reino Proibido" que fala sobre jornadas de autoconhecimento e Kung Fu.

domingo, 23 de outubro de 2011

"Fratello sole sorella luna", tema del film omonimo diretto da Franco Zeffirelli sulla vita di San Francesco d'Assisi



Possiamo sentire Claudio Baglioni che interpreta "Fratello sole sorella luna" mentre vediamo delle belle scene del film omonimo che racconta la vita del poverello d'Assisi

Fratello Sole e Sorella Luna
(Dolce sentire)

Dolce sentire come nel mio cuore
ora umilmente sta nascendo amore
Dolce capire che non son più solo
ma che son parte di una immensa vita
che generosa risplende intorno a me
dono di lui, del suo immenso amore

Ci ha dato il cielo e le chiare stelle
fratello sole e sorella luna
la madre terra con frutti, prati e fiori
il fuoco, il vento, l'aria e l'acqua pura
fonte di vita per le sue creature

dono di lui, del suo immenso amore


Ho visto questo film per la prima volta quando ero al 2º liceo. L'insegnante di filosofia ha detto a tutta la classe di andare al cinema per vederlo e di prendere nota delle cose che ci sembrassero importanti. Il mio interesse per l'italiano non era ancora cosciente, ma il fatto è che l'ho rivisto anni dopo quando studiavo in Italia. Questa volta il compito di analizzarlo faceva parte della disciplina "Cultura Italiana". Un fatto interessante: ci sono due montaggi di questo film: uno doppiato in inglese (infatti quasi tutti gli attori sono inglesi) e un altro doppiato in italiano. Le scene sono le stesse ma l'ordine in cui appaiono no. Anche per la canzone c'è la versione inglese e quella italiana. Infatti la prima volta il film l'ho visto in inglese e sapevo cantare a memoria il tema.


Questa è la canzone interpretata da Donovan in inglese



Andrea Bocelli canta "Fratello sole sorella luna", tema del film omonimo del 1972

Tema del film "Nuovo Cinema Paradiso" composto dal grande Ennio Morriconi



Scene finali del film "Nuovo Cinema Paradiso", un grande omaggio al cinema fatto dal regista Giuseppe Tornatore

Consiglio a chi non ha capito il montaggio con tante scene di baci di andare a vedere questo bellissimo film


Tema del film "Nuovo Cinema Paradiso" interpretato da Josh Groban

Fontana di Trevi


"La dolce vita", filme di Federico Fellini, com Marcello Mastroianni e Anita Ekberg


"Elsa & Fred", filme argentino de 2005 com China Zorrilla e Manuel Alexandre


Ponto de encontro: no alto do Empire State Building


Os 3 primeiros filmes são versões da mesma estória na qual um casal se apaixona durante uma viagem e decide se reencontrar no alto do Empire State Building em Nova York, mas infelizmente a protagonista acaba sendo atropelada e não comparece ao encontro. Os dois tentam continuar as suas vidas, mas o acaso faz com que se vejam de novo...

O 4º filme "Sintonia de amor" (Sleepless in Seattle) faz referências ao "Tarde demais para esquecer" (An affair to remember) e de novo há um encontro (ou reencontro) no alto do famoso prédio. 


Love Affair (1939) com Irene Dunne e Charles Boyer (sem legendas)


"An affair to remember", filme com Cary Grant e Deborah Kerr

"Love affair", filme de 1994 com Warren Beatty e Annette Bening

"Sleepless in Seattle", filme de 1993 com Tom Hanks e Meg Ryan



sábado, 22 de outubro de 2011

Viver como as flores


- Mestre, como faço para não me aborrecer ? Algumas pessoas falam demais, outras são ignorantes. Algumas são indiferentes. Sinto ódio das que são mentirosas. Sofro com as que caluniam.
- Pois viva como as flores - advertiu o mestre.
- Como é viver como as flores ? - perguntou o discípulo.
- Repare nestas flores - continuou o mestre, apontando lírios que cresciam no jardim.
Elas nascem no esterco, entretanto, são puras e perfumadas. Extraem do adubo malcheiroso tudo que lhes é útil e saudável, mas não permitem que o azedume da terra manche o frescor de suas pétalas. É justo angustiar-se com as próprias culpas, mas não é sábio permitir que os vícios dos outros o importunem. Os defeitos deles são deles e não seus. Se não são seus, não há razão para aborrecimento.
Exercite, pois, a virtude de rejeitar todo mal que vem de fora. Isso é viver como as flores.

(parábola transcrita da revista "Reiki")

A lição do bambu chinês

Depois de plantada a semente desse incrível arbusto, não se vê nada. Mesmo passado cinco anos, temos a impressão de que nada aconteceu. Durante todo esse tempo, porém, seu crescimento é subterrâneo. Sem que os olhos possam ver, uma maciça e fibrosa estrutura de raiz, que se estende vertical e horizontalmente pela terra está sendo construída dia-a-dia. Um escritor americano escreveu: "Muitas coisas na vida pessoal e profissional são iguais ao bambu chinês": você trabalha, investe tempo, esforço, faz tudo o que pode para nutrir seu crescimento e, às vezes, não vê nada por semanas, meses ou anos. Mas, se tiver paciência para continuar trabalhando, persistindo e nutrindo, o seu "quinto ano" chegará e, com ele, o crescimento e as mudanças que você jamais esperava.

(parábola transcrita da revista "Reiki")

Cada um na sua

Um monge e seus discípulos iam por uma estrada e, quando passavam por uma ponte, viram um escorpião sendo arrastado pelas águas. O monge correu pela margem do rio, meteu-se na água e tomou o bichinho na mão. Quando o trazia para fora, o bichinho o picou e, devido à dor, o monge deixou-o cair novamente no rio.

Foi então à margem, tomou um ramo de árvore, outra vez entrou no rio, colheu o escorpião e o salvou. Seus discípulos, que haviam assistido à cena, estavam perplexos e penalizados.

- Por que foi salvar esse bicho ruim e venenoso ? Que se afogasse! Seriam um a menos! Veja como ele respondeu à sua ajuda, picou a mão que o salvara! Não merecia a sua compaixão!

O monge ouviu tranquilamente os comentários e respondeu:

- Ele agiu conforme sua natureza e eu de acordo com a minha.

(parábola transcrita da revista "Reiki")

Parábola do camelo

Um mestre estava viajando com um de seus discípulos. O discípulo estava encarregado de cuidar do camelo. Chegaram à noite, cansados, a uma pousada de caravanas. Era tarefa do discípulo amarrar o camelo, mas ele não se importou com isso e deixou-o solto, do lado de fora. Simplesmente fez uma prece a Deus: "Cuide do camelo", e adormeceu.

Pela manhã, o camelo havia desaparecido, roubado ou desgarrado. O mestre perguntou: "Onde está o camelo ?". E o díscípulo respondeu: "Eu não sei. Pergunte a Deus. Eu disse a Alá para tomar conta do camelo e eu estava tão cansado que não sei o que aconteceu. E tampouco sou responsável, porque disse a Alá e bem claro! Você está sempre ensinando, confie em Alá e eu confiei".

O mestre falou: "Confie em Alá, mas amarre seu camelo antes, porque Alá não tem outras mãos além das suas".


(parábola  transcrita da revista "Reiki")


sexta-feira, 21 de outubro de 2011

O cão da Sra. Donovan - James Herriot

A Sra. Donovan era uma mulher que realmente gostava de circular. Não importava o que estivesse acontecendo na nossa cidadezinha do Vale de Yorkshire, no norte da Inglaterra (casamentos, enterros, liquidações), lá estava aquela velha viúva baixinha observando tudo com seus olhos pretos e buliçosos - ao lado, inevitavelmente como sempre, permanecia seu cãozinho terrier.

Eu disse "velha", mas ela podia ter qualquer idade entre 55 e 75 anos. Sua vitalidade era a de uma jovem, porque ela caminhava por toda a região, a fim de não perder nada do que se estivesse passando. Muitas pessoas viam isso com maus olhos, mas o fato é que sua insaciável curiosidade lhe permitiu participar de quase todas as atividades da cidade, inclusive a prática de veterinária, pois a Sra. Donovan, entre seus inúmeros hobbies, tinha também o de veterinária.

Na verdade, esta faceta de sua vida transcendia todas as outras. A senhora podia discorrer durante horas sobre as indisposições que atacavam os animais e tinha á sua disposição um verdadeiro estoque de remédios - suas duas especialidades eram um pozinho mágico que fazia maravilhas e um xampu miraculoso para fazer crescer o pelo dos cachorros. Tinha uma incrível capacidade para descobrir animais doentes e não era incomum que eu fosse atender a um chamado e a encontrasse administrando um de seus remédios caseiros num dos animais que eu pensava ser meu paciente.

"O Senhor Herriot entende muito de gado e coisas assim", dizia ela a meus clientes, "mas não sabe nada de cães ou gatos".

Naturalmente, eles acreditavam nela, pois tinha o apelo místico do amador e, para completar esse fascínio, nunca cobrava por seus serviços. Eu a encontrava frequentemente e ela me dizia sorrindo que havia passado a noite toda com o cãozinho da Sra. Fulana, exatamente aquele que eu estava tratando - e tinha certeza de que o poria de pé outra vez.

Apesar disso, não havia nenhum sorriso no seu rosto no dia em que entrou correndo na minha clínica e gritou: "Senhor Herriot! Venha depressa! Meu cãozinho foi atropelado. A roda passou encima dele."

Três minutos depois eu estava a observá-lo, mas nada podia fazer. A Sra. Donovan caiu de joelhos. Durante alguns momentos, alisou o pelo grosso da cabeça e do peito do animal. "Está morto, não está ?", sussurrou finalmente.

"Temo que sim".

Mais tarde, tentou sorrir. "Pobre Rex. Não sei o que farei sem ele. Viajamos juntos uns bons quilômetros, sabe ?"

"Sim, sei. Ele levou uma vida maravilhosa, Senhora Donovan e deixe-me dar um conselho, arranje outro cão. A senhora se sentiria perdida sem um."

Ela balançou a cabeça. "Não, aquele cãozinho significava muito para mim. Não poderia deixar que outro tomasse o lugar dele. Rex foi o último cão em minha vida."

Deve ter sido um mês depois que o Inspetor Halliday, da Sociedade Protetora dos Animais, me telefonou.

"Senhor Harriot, pode vir aqui para tratar de um animal ? Um caso de crueldade", disse. Deu-me o nome de uma rua de cabanas na margem do rio e disse que me esperaria lá.

Assim que cheguei à viela, encontrei Halliday com ar profissional em seu uniforme escuro. Alguns curiosos espreitavam ali por perto e, com uma sensação de desalento, reconheci um rosto na multidão. Claro que a Sra. Donovan não podia faltar, pensei.

Halliday e eu entramos num casebre em ruínas, sem janelas. Calmamente sentado num canto, havia um cão enorme, acorrentado a uma argola na parede. Eu tinha visto cães magros, mas os osso daquele cachorro epetavam sua pele com impressionante nitidez. Seus quartos traseiros estavam cobertos de feridas já gangrenadas. Restos de carne podre pendiam delas e havia feridas semelhantes em todo o esterno e costelas. O pelo, de cor amarelada, estava coberto de lama e sujeira.

"Não deve ter mais do que um ano", disse o inspetor. "Acho que nunca saiu daqui desde pequeno. Se alguém não o tivesse ouvido ganir, jamais o teríamos encontrado."

"O dono dele não é muito bom da cabeça", continuou Halliday. "Vive com a mãe, que também é melhor. Parece que, de vez em quando, ele jogava um pouco de comida ao animal, mais nada."

Abaixei-me e passei a mão em sua cabeça e ele imediatamente reagiu descansando uma pata no meu pulso. Havia uma espécie de patética dignidade na maneira como ele se mantinha, observando-me com seus olhos tranquilos, sem medo.

"Naturalmente, o senhor vai acabar com o sofrimento deste pobrezinho, não vai ?", perguntou Halliday.

Continuei a afagá-lo enquanto pensava. "Sim, acho que vou. É o mais sensato a fazer. Por favor, abra bem a porta para que eu possa dar uma olhada nele."

Quando o aposento ficou mais claro, vi que ele tinha dentes perfeitos e membros bem proporcionados. Pus meu estetoscópio em seu peito e, enquanto eu ouvia suas pulsações fortes e regulares, o cão pousou novamente a pata em meu pulso.

"Sabe, inspetor, dentro deste saco de ossos há um coração de ouro. Gostaria que houvesse alguma forma de tirá-lo daqui." Enquanto falava, notei um par de olhinhos pretos espiando atentamente o cão, por detrás do inspetor. A curiosidade da Sra. Donovan fora demais para ela. Continuei a falar como se não tivesse dado por sua presença ali.

"Sabe, o que este cachorro precisa inicialmente é de um bom xampu e depois um longo tratamento que inclua algum pozinho mágico, para fazê-lo se recuperar."

O inspetor parecia espantado.

"Mas onde vou encontrar isso ?", indaguei eu. Suspirei e disse, ao me por de pé: "Infelizmente, acho que não há mais nada a fazer. O melhor é botar o bichinho para dormir. Vou pegar minhas coisas no carro."

Quando voltei ao barraco, a Sra. Donovan já estava examinando o cachorro, apesar dos protestos do inspetor.

"Olhe!", disse ela excitada, apontando para um nome gravado na coleira. "Ele se chama Roy. Parece com Rex, não é ?" Ficou em silêncio por um momento, como se tivesse sentido uma profunda emoção. "Posso ficar com ele ? Eu consigo dar um jeito no bichinho, tenho certeza. Por favor, deixe-me ficar com ele!"

"Depende do inspetor", respondi.

Halliday olhou-a indeciso e me chamou para um canto. "Senhor Herriot, não sei o que irá acontecer, mas este cão já passou por um maus pedaços e esta mulher não me parece que seja pessoa de muita confiança."

"Pode me acreditar, inspetor, se há alguém nesta cidade capaz de dar uma nova vida ao cão, é ela."

Halliday ainda não parecia muito convencido. "Não entendo nada. Que história é essa de xampu e pozinho mágico ?"

"Deixe pra lá. O que o cão precisa é de muita comida e afeto e é isso que ele vai ter. Dou-lhe a minha palavra."

"Está bem", concordou Halliday. "O senhor parece muito confiante."

Até então, nunca havia procurado a Sra. Donovan deliberadamente, mas agora eu a buscava dia após dia pelas ruas. Não gostei nada quando soube que Gobber Newhouse se embebedou e se jogou de propósito com a bicicleta num buraco de três metros e que a Sra. Donovan nem sequer foi lá para observar as pessoas tentando retirá-lo e quando ela não foi ver o incêndio do armazém fiquei seriamente preocupado.

Talvez eu devesse ter ido lá para saber como ela ia indo com o cão. Eu havia medicado as feridas antes que ela o levasse, mas é possível que isso não tivesse sido suficiente. No entanto, eu confiava na Sra. Donovan - muito mais do que ela em mim.

Três semanas depois, eu estava disposto a ir à casa dela. Então, vi-a passeando pelo mercado e examinando tudo em redor, exatamente como antes - com a diferença de que, desta vez, ela tinha um enorme cão amarelo preso a uma trela.

Assim que me viu, sorriu matreiramente. Inclinei-me sobre Roy para examiná-lo. Continuava magrinho, mas parecia sadio e feliz. Suas feridas estavam curadas e não havia uma só mancha em seu pelo. Quando me pus de pé, a Sra. Donovan agarrou-me pelo pulso com força, tendo um estranho brilho nos olhos.

"Então, Senhor Herriot, não acha que comigo ele ficou bem diferente ?"

"A senhora fez maravilhas", respondi. "Aposto que lhe aplicou aquele xampu mágico, não foi ?"

Ela riu e se despediu, levando o cão ao lado.

Passaram-se dois meses antes que eu voltasse a falar-lhe. Entrou em minha clínica e me agarrou novamente pelo braço.

"Senhor Herriot, que tal a diferença agora ?"

Olhei para Roy com espanto. Havia crescido e engordado. Seu pelo já não era amarelo, mas dourado, brilhando sobre as costelas bem guarnecidas de carne. Sua cauda, lindamente franjada, agitava-se ao vento. Agora era um cão autêntico. Enquanto o observava, ele se pôs de pé, colocou as patas dianteirras sobre o meu peito e me olhou firmemente. Pude ver em seus olhos a mesma afeição e tranquilidade que lhe havia notado naquele barraco escuro.

"Senhora Donovan, este é o cachorro mais bonito de Yorkshire", sussurrei e, como já soubesse que ela estava esperando por isso, acrescentei. "É aquele seu pozinho! Vamos lá, qual é a fórmula ?"

"Bem que o senhor gostaria de saber, hein !", disse ela com um jeitinho infantil e foi-se embora, feliz.

(Condensado de "All things bright and beautiful" - revista "Seleções")






Abertura de novelas com canções do Roupa Nova



O tema de abertura da novela "Um sonho a mais" foi a canção "Whisky a Go Go" e a banda participa das cenas. A canção é interpretada pelo Paulinho


O tema de abertura da novela de Ivani Ribeiro,  "A viagem", canção interpretada por Serginho Herval


O tema de abertura da novela "Felicidade" é cantada pelo Nando




Felicidade/Clarear/Rap - duas versões



A versão original por ocasião da gravação do DVD em comemoração dos 30 anos da banda


Versão acelerada das 3 canções "interpretadas" por Alvin e os esquilos