segunda-feira, 8 de julho de 2013

Faceva sempre le corna. Ma non era né infedele né scaramantico - Franco Ballarè, medico del lavoro


Era l'ultima visita della giornata nell'infermeria di una fabbrica di rubinetti sul Lago d'Orta. Un timido toc toc alla porta annunciò il suo arrivo. "Prego, si accomodi", dissi all'ennesimo dipendente.

Renato, sui 50 anni, pallido in volto, si sedette un po' a disagio e, con l'aria di chi non vuole tediare il medico con una lunga lista di acciacchi, sospirò: "Mi sento debole, privo di energie. Sarà colpa del cambio di stagione...". Poteva essere, ma decisi di approfondire. "Lei si è assentato spesso dal lavoro nell'ultimo anno", notai. "Banali influenze o per altri motivi ?". Allora partì in quarta, quasi volesse giustificarsi: "Soffro di forti mal di pancia che mi costringono a letto per giorni. Nessun farmaco migliora la situazione: sto meglio per una settimana e poi daccapo. Pensavano avessi un'ulcera ma non è stata riscontrata. Dottore, mi aiuti: quando si scatenano i dolori addominali non riesco neppure a fare una cena come si comanda. Per me é una grossa rinuncia, mia moglie è un'ottima cuoca. E non c'è niente di più buono dei suoi manicaretti, annaffiati dal rosso genuino che mi faccio in casa. Sa, abbiamo un piccolo vigneto... E proprio dietro quella colina", mi disse indicando fuori dalla finestra.

Abbassai lo sguardo sulla scrivania per compilare la sua scheda e i miei occhi si soffermarono su un particolare. La mano destra di Renato aveva il medio e l'anulare piegati e lui non stava certo facendo gli scongiuri per la sua salute... Gli prescrissi subito esami specifici: un emocromo per verificare la funzionalità epatica e renale e la misurazione della piombemia per rilevare il livello di piombo nel sangue.


La sua intossicazione da piombo ? In vino veritas

Le coliche addominali refrattarie alle cure e quella strana posizione della mano di Renato mi insospettirono alquanto. Rinviai però la mia diagnosi al successivo controllo, quando mi consegnò gli esiti delle analisi. Solo allora fui sicuro che la flessione del terzo e del quarto dito della mano erano conseguenza di un paralisi del nervo radiale.

I livelli di piombo nel suo organismo, infatti, erano molto elevati, tali da giustificare il quadro di una patologia da me studiata ma finora mai osservata. Si trattava di un caso di saturnismo (a dire il vero piuttosto raro, nel XXI secolo), cioè di un'intossicazione causata da questo metallo che, fra i sintomi, presenta proprio i dolori addominali e la paralisi che determina la "mano che fa le corna". L'origine, però, non era da imputare al luogo di lavoro, perfettamente a norma. Così mi ricordai del vinello di Renato e scoprii che lui, nella sua cantina, utilizzava vecchi arnesi con il metallo incriminato.

La rimozione immediata della causa, unita a una terapia a base de flebo con agenti chelanti (così chiamati perché come le chele di un granchio afferrano i metalli velenosi per trascinarli fuori dall'organismo), guarì completamente Renato nel giro di un anno, scongiurando ulteriori problemi. A lungo andare, il saturnismo avrebbe potuto provocargli danni irreversibili ai reni e al sistema nervoso centrale...

Unico rimpianto del nostro, non gustare più il vino di casa. Sostituito però dal latte delle sue mucche, "così nutriente da eliminare ogni malessere", mi ha confidato qualche mese fa.


(testo pubblicado sulla rivista OK la salute prima di tutto - settembre 2006)



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