sábado, 6 de julho de 2013

Radiografia della superstizione - quella forza oscura che ci travolge nel bene e nel male - Francesco Rovetto, psichiatra


Lo ammetto, il germe della superstizione ha contaminato anche me. È stato durante gli anni dell'università, alla facoltà di medicina. Una volta, prima di sostenere un esame mi sono infilato in un bar e così, giusto per scaricare la tensione, ho voluto cimentarmi in una partita a flipper. Ebbene, dopo ho incassato un bel 30. Visto l'esito, quando mi sono ritrovato ad affrontare l'esame successivo, sapete che ho fatto ? Esatto: ancora il fipper. E, pure stavolta, voto pieno.

Probabilmente il gioco riusciva a distrarmi, il che mi permetteva di arrivare meno teso all'esame. Però era più facile pensare che il flipper "portasse bene". È innegabile: un certo grado di pensiero magico caratterizza molti dei nostri atti, specie in situazioni il cui risultato è incerto.

In questi momenti, ogni oggetto, qualsiasi persona o un particolare evento possono assumere ai nostri occhi, per quella dose di irrazionalità di cui la pasta umana è fatta, un'influenza positiva o negativa. Perché è difficile tollerare l'incertezza. E allora la superstizione fornisce l'impressione di poter prevedere il futuro e l'illusione de controllare quel che è fuori dalla nostra portata.


Curioso esperimento scientifico: i piccioni sono superstiziosi come noi

Non mi riferisco soltanto ai grandi classici: il gatto nero che attraversa la strada, lo specchio rotto, l'ombrello aperto in casa, il famoso "né di Venere né di Marte non ci si sposa né si parte", o il passare sotto la scala. La superstizione può caratterizzare molti aspetti della vita.

Prendete tutte quelle dicerie che orbitano ancora oggi attorno al ciclo femminile. La donna con le mestruazioni fa appassire i fiori che tocca. Non riesce a far montare la maionese. E nemmeno a cuocere il pane (che non lievita). Non può lavarsi i capelli né fare il bagno. Ipotesi strampalate, fantasie bislacche. In apparenza degne di certi popoli primitivi.

In realtà, la superstizione, per quanto irrazionale, svolge una sua funzione. Mi spiego: intraprendere attivitá dall'esito incerto, che so, partire, sposarsi o affrontare un esame all'università, genera prospettive d'insuccesso. Fa parte della vita. Ecco che basta rispettare semplici rituali per sentirsi rassicurati. Quando le cose vanno per il verso giusto, allora il merito è tutto delle scaramanzie. Se, al contrario, il risultato si rivela nefasto, la colpa è nel non aver eseguito le pratiche protettive nel modo adequato. Così finisce che la superstizione è confermata tanto dai successi quanto dagli insuccessi.

Alcuni comportamenti simili sono stati osservati anche negli animali. Già nel 1947, Burrhus Frederic Skinner, un pioniere della psicologia sperimentale, pubblicò una ricerca intitolata "Superstition in the pigeon". Proprio così: la superstizione nel colombo.

In poche parole, Skinner collocò alcuni piccioni affamati in una gabbia, dove, a intervalli irregolari e imprevedibili, un meccanismo automatico provvedeva a dispensare del becchime. Il piccione, che non aveva alcun controllo sulla situazione, finiva col tempo per ripetere quelle azioni che casualmente avevano preceduto l'arrivo del cibo.


Rituali per proteggere il bimbo che è in noi

C'erano colombi che allungavano e ritraevano il collo, altri che sbattevano in fretta le ali, altri ancora che eseguivano piroette. Gesti che a ciascun animale, si potrebbe dire, portavano bene. Pure tra gli umani, i giocatori d'azzardo finiscono col comportarsi come i piccioni di Skinner. Ognuno coi suoi inutili rituali, cui affidano il lancio dei dadi o l'appoggio delle fiches, nella speranza di una vincita. In molti casi, a radicare nel tempo un comportamento superstizioso non é tanto un successo quanto la riduzione di uno stato d'ansia. Proprio come capita quando alcuni fanno le corna, oppure toccano ferro (legno e altro...) dopo aver rovesciato il sale o nel vedere un carro funebre vuoto o una persona che "porta male". Tutti atti che puntano ad arginare la tensione. E questa diminuzione dell'ansia si rivela a tal punto gratificante che finisce per strutturarsi in rituali scaramantici, da cui poi è difficile affrancarsi. Ecco, una superstizione nasce così.

E a tutto ciò si aggiunge anche che è forte, in ciascuno, la tendenza a creare associazioni fra eventi scollegati, al di là di ogni logica e prova contraria. Il gatto nero attraversa la strada e dopo cento metri il motore della macchina s'inchioda ? L'associazione viene subito colta e letta come un rapporto di causa-effetto.

Le mille volte in cui tutto fila liscio, nonostante i mici e il sale sparso, non bastano a smentire le superstizioni. Insomma: è sufficiente un incidente per confermare, negli anni a venire, la falsa credenza. Così, i gesti e i rituali scaramantici fanno persistere nel tempo le superstizioni grazie alla (fasulla) protezione che sembrano garantire.

Se la credenza si limita a piccole e occasionali ritualità, tradisce forse un aspetto infantile della mente umana, ma non è un gran male. Un po' come gli oroscopi (molti non ci credono, ma poi li leggono), la catenella col cornetto o la foglia d'alloro tra le pagine del libretto universitario (il lauro faciliterebbe il conseguimento della laurea).


A volte è un disturbo ossessivo-compulsivo

A volte, però, la superstizione può diventare un patologia, che di solito si presenta sotto forma di ossessioni (pensieri di catastrofi imminenti) e di compulsioni (le continue ripetizioni di atti ritenuti protettivi). La persona ammalata di superstizione patologica sprofonderà in rituali propiziatori empre più complessi e la sua serenità risulterà sempre più effimera. Più si scappa dinanzi alle personali paure, più queste diverranno minacciose. Talora, insorgono i cosiddetti deliri d'influenzamento: il paziente si sente perseguitaato da forze soprannaturali, sfociando in una patologia simile alla paranoia.

Convinto che una forza occulta governi gli eventi, vive all'ombra dei riti, nella speranza di salvaguardare la personale esistenza. Ma i suoi gesti bizzarri e ripetitivi provocano, in fondo, sofferenza e interferiscono con la vita sociale, familiare e lavorativa.

La persona divorata dal pensiero superstizioso, inoltre, tende a mettere in atto una sterminata serie di evitamenti: cerca, insomma, di scansare tutte quelle situazioni che innescano i pensieri ossessivi, nel tentativo di tenerli sotto controllo. Una cornice che può toccare esasperazioni tragiche. Come racconta proprio la cronaca recente. Due donne di Licata, in Sicilia, si sono rivolte ai carabinieri perché vessate dalle paturnie del vicino di casa, che ritenendole iettatrici ptraticava ogni genere di scongiuri: gesti più o meno volgari e lanci di sale in gran quantità contro il balcone delle due poverette. Secondo l'uomo, la serie di sventure che l'aveva colpito, compreso un incidente automobilistico, sarebbe stata da addebitare "ai poteri di quelle megere"...


Le convinzioni morbose generano malessere

Solo pochissimi casi di superstizione si organizzano in quadri così gravemente patologici. E in tali circostanze possono risultare utili i trattamenti psicoterapici o psicofarmacologici.

Non sono cure semplici, perché il paziente non riesce a criticare le proprie convinzioni, così radicate dentro di sé. Perciò non basta dirgli, e neppure dimostrargli logicamente, che i suoi gesti scaramantici sono inutili irrazionalità. Bisogna portarlo a sentire profondamente l'inutilità di tutti quei rituali. E la bellezza di una vita libera da superstizioni.




(testo pubblicato sulla rivista OK la salute prima di tutto - settembre 2006)


Scena del film "Mr Nobody" - la superstizione del piccione (audio in inglese)







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