La regata, la più veneziana tra le competizioni, da sempre ha coinvolto cittadini e forestieri. Se le testimonianze storiche più antiche sono legate alla festa delle Marie e le prime notizie datano dalla seconda metà del secolo XIII, è probabile che questa spettacolare gara fosse già da allora una usuale competizione popolare, perché Venezia era essenzialmente una città proiettata verso il mare e addestrare uomini al remo era necessità primaria.
L'etimologia del termine regata è incerta. Chi la vuole far derivare da riga (linea), chi da aurigare (gareggiare), chi da ramigium (remeggio): sta di fatto che il termine veneziano regata è entrato nelle principali lingue europee ad indicare una competizione agonistica su barche.
Nel Rinascimento le regate furono organizzate prevalentemente dalle Compagnie della Calza (Associazioni di giovani patrizi) ma dalla metà del secolo XVI la gestione venne affidata a nobili scelti dal Governo, che presero il nome di direttori di regata.
Più usuali nei secoli passati che nel presente, si divisero allora in sfide tra barcaiuoli o gondolieri e regate grandi. Queste ultime furono motivate da celebrazioni cittadine religiose o laiche. La regata fu, per secoli, uno degli spettacoli consueti per festeggiare solenni ingressi in Palazzo Ducale di dogi, dogaresse, procuratori di San Marco e per onorare ospiti illustri in visita alla Serenissima: da Beatrice d'Este nel 1493, ad Anna de Foix, regina d'Ungheria, nel 1502, ad Enrico III di Francia nel 1574, a Federico IX di Danimarca nel 1709, ai conti del Nord (gli eredi al trono di Russia) nel 1782. Non di rado esse furono organizzate per la munificenza di principi esteri: restò famosa la regata del 1686 voluta dal duca Ernesto Augusto di Brunswick, valoroso condottiero al servizio della Serenissima.
Se la raffigurazione della regata appare per la prima volta nella Pianta di Jacopo de' Barbari del 1500, Venezia fu nei secoli successivi identificata anche attraverso l'immagine festeggiante di questa gara, ritratta dal Carlevarijs, dal Canaletto, da Francesco e Giacomo Guardi.
La regata consiste, da sempre, in varie gare su particolari tipi di barche (anticamente si disputava anche su galee, peatoni, burchi, oltre che su barchette agili a due o più remi) e, da sempre, in questa occasione, Venezia ha visto il Bacino di San Marco e il Canal Grande pullulare di imbarcazioni ornate di ogni tipo, dalle quali i cittadini assistono alla gara con partigiana animosità. Proprio per fronteggiare e contenere i disordini, la regata fu preceduta anticamente dalle bissone (barche da parata0 dalla tipica forma allungata, dalle quali alcuni nobili, posti a prua e muniti di arco, lanciavano alle imbarcazioni più indisciplinate delle palle di terracotta (usate abitualmente per la caccia alle folaghe). Ora le bissone formavano la testa del corteo storico e non hanno più funzione di servizio d'ordine.
I punti cruciali e più importanti, le tappe fondamentali della regata, sono da sempre: lo spagheto (il filo) teso alla partenza, all'altezza degli attuali Giardini; il paleto (un palo) infisso nel mezzo del Canal Grande all'altezza di Sant'Andrea della Zirada, attorno al quale le barche girano e dove - così si afferma per tradizione - si determinano le posizioni dei primi in bandiera (i vincitori); la machina, edificio galleggiante che poggia su una chiatta lignea, ricca d'intagli policromati e dorati, luogo deputato per l'arrivo e la premiazione.
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