segunda-feira, 14 de novembro de 2016

Il Carnevale - Stefano Milda


Il Carnevale ha rappresentato, soprattutto nel periodo medievale, l'inizio del nuovo anno, poiché coincide con il momento in cui la natura, dopo il lungo letargo dell'autunno e dell'inverno, comincia a risvegliarsi. Cronologicamente, il Carnevale indica anche il periodo di feste e di baldorie che precede la Quaresima, anche se oggi ha perduto ormai il significato originale, perché, se un tempo la Quaresima era il periodo dei digiuni, delle pratiche spirituali e religiose di preparazione alla Pasqua, oggi, venuta meno l'osservanza dei diversi religiosi, il divertimento a data fissa non ha più motivo di essere codificato, poiché la gente si diverte e si mortifica nel corpo e nello spirito, come e quando vuole, se pure lo vuole.

L'etimologia del nome Carnevale è ancora incerta: alcuni propongono la derivazione dal latino "carne vale"; altri da "carne levamen"; altri ancora da "carnalia". Tra queste v'è da aggiungere forse la più certa, "carnem levare", cioè dare addio alla carne, il cui uso era proibito in Quaresima. Tale derivazione è avvalorata da una ricca serie di confronti con le terminologie romanze: in siciliano "carnilivari", in catalano "carnestoltes", in piemontese "carlevé", in francese antico "carême-entrant", ecc.. Ma se incertezze vi sono sull'etimologia del nome, sembra certo che nelle tradizioni carnascialesche si debbano riconoscere quelle feste religiose celebrate da tutti i popoli nell'antichità all'inizio del nuovo anno per propiziarselo.

Basti ricordare le feste dei Babilonesi e degli Egiziani, che durante l'equinozio di autunno onoravano i Cherubs, buoi importati dai primi sacerdoti etiopi. Furono queste stesse feste che, trasferitesi in Grecia e a Roma, presero il nome di Baccanali e di Saturnali e che rimasero nell'uso popolare sino al 625 d.C., nonostante che già dal 492 il Pontefice Felice III le avesse fatte proscrivere per sempre dal Senato.

Il Carnevale è stato, comunque, collocato nel calendario cattolico fra la festa dell"Epifania ed il Mercoledì delle Ceneri. Solo nel rito ambrosiano v'è un periodo supplementare (il "Carnevalone"), poiché la Quaresima Ambrosiana ha inizio con ritardo su quella Romana.

Per quanto riguarda il calendario folklorico - che in questo caso differisce da quello liturgico - la data di inizio del periodo carnascialesco varia da luogo a luogo: la più diffusa è quella del 17 gennaio (festa di S. Antonio Abate), ma in molte regioni coincide con il giorno della Candelora (2 febbraio), festa istituita ne. 942 da Papa Gelasio I.

In Sicilia, come in Francia, l'inizio del Carnevale è addirittura lo stesso giorno dell'Epifania. Tali differenze stanno a dimostrare che, pur nella varietà delle date, esiste un accordo sostanziale tra i cicli cerimoniali di popoli diversi, anche perché le giornate più importanti sono condensate nella settimana precedente le Ceneri, cioè dal giovedì al successivo martedì grasso.

Un'altra componente comune è poi quella liberatoria-propiziatoria, che è visibile dagli elementi principali della festa: la personificazione, il processo e la condanna, il testamento, i funerali e la morte, i fuochi e le danze, le maschere.

La personificazione del Carnevale può avvenire in vari modi: o con una persona vera e propria o con un fantoccio umano o anche con riproduzioni di animali.

Nella personificazione con un essere umano (Il Re del Carnevale o Episcopello) è facile trovare la corrispondenza con il Re dei Saturnali, che rappresentava appunto il dio Saturno, divinità della semina.

Abbastanza frequente è la raffigurazione di un fantoccio umano, uso rimasto soprattutto nelle zone agricole dell'Italia meridionale; più rara ormai quella com maschere di animali, più legate agli antichissimi culti di divinità metà uomini e metà animali.

In tutti i casi la Quaresima viene raffigurata come la moglie del personaggio Carnevale, che assiste agli ultimi momenti di vita del marito: la parodia del processo, con finti magistrati e avvocati, la lettura della sentenza di condanna, il testamento redatto prima della morte e del funerale, che si svolge con accompagnamento di maschere, che in coro danzano e cantano il pianto funebre.

Infine v'è l'uccisione, di solito per bruciamento, che costituisce il momento culminante del dramma di Carnevale.

Il rogo sul quale il fantoccio è bruciato ha chiaramente la funzione di purificazione, di espiazione di colpe e di peccati, mentre le danze e i canti costituiscono le premesse della propiziazione per il nuovo anno. Le maschere presenti alla cerimona assumono poi l'identità di esseri del mondo degli inferi, di anime dei morti o di demoni veri e propri. Il carattere infernale e diabolico delle attuali maschere è d'altronde facilmente riconoscibile, vuoi per i costumi (metà bianco e metà nero è il costume di Pierrot, così come il volto di Pulcinella; vestito policromo e maschera nera fiammante ha Arlecchino), vuoi per la stessa etimologia dei nomi: si pensi, soltanto, al nome di Arlecchino, che si compone (nella forma francese) della radice "Hell", che significherebbe "inferno". Ma delle maschere parleremo più avanti più dettagliatamente.

In Puglia particolari tradizioni di Carnevale sono presenti nella Capitanata, dove vengono effettuate delle farse, delle recite ("ditt"), scritte da popolani ed eseguite dagli stessi contadini truccati alla meglio.

In qualche paese ha luogo ancora la rappresentazione della morte di Carnevale, mirabilmente descritta da S. La Sorsa, attento studioso di fatti popolari: "Numerosi cavalieri, vestiti in vario modo, formano un caratteristico corteo preceduto da un trombettiere; dietro va il carro, addobbato per lo più con bandiere e rami di ulivo, seguito da un grande stuolo di curiosi.

Sul carro prendono posto un pulcinella, una donna (cioè un maschio vestito da donna) ed un uomo, che è sdraiato per mostrare che è in grave stato. La donna grida, piange, si dispera, perché il marito è in fin di vita, mentre pulcinella se ne rallegra e fa baldoria, e finge di bere il vino da una bottiglia che ha in mano. Quando il carro giunge in piazza, si ferma e vi sale un voluto dottore in stiffelius e gibus, che ha al panciotto tante medaglie fatte di cortecce d'arancio; egli dà ordine al trombettiere di suonare per far raccogliere attorno al carro i cavalieri e la folla dei curiosi, ai quali dà a credere d'essere un medico celebre, venuto da Parigi, che vuol salvare quel moribondo. Costui, che è Carnevale, si lamenta e si contorce; la donna, che rappresenta la Quaresima, strilla e piange; ma il dottore la rasserena e finge di operare il moribondo. Mentre tutti sono ansiosi di vedere come andrà l'operazione, il medico apre le braccia in segno di sfiducia e fa capire che non è possibile dar la vita all'infelice".

Con la morte di Carnevale inizia il periodo quaresimale di preparazione alla Pasqua liturgica e al risveglio di tutta la Natura che, prima nella stagione primaverile e poi in quella estiva esploderà in tutto il suo fulgore.



(testo publicato nel libro di Stefano Milda - Tra passato e presente - tradizioni popolari)

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