terça-feira, 27 de agosto de 2013

A cena con Gesù - Andrea Parlangeli


La storia, i simboli nascosti, le discusse interpretazioni dell'Ultima Cena" di Leonardo. E, nel prossimo numero, tutte le verità rivelate dalla nuova ricostruzione scientifica del dipinto.

"Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: 'In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà'. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse"Queste parole, del Vangelo di Giovanni, sono il cuore del più grandioso capolavoro di Leonardo da Vinci, il Cenacolo, forse il singolo dipinto che maggiormente ha influenzato la storia dell'arte.


Simboli nascosti?

Quest'opera rivoluzionaria, che ha subito degradi, bombardamenti, restauri non sempre accurati, ci giunge oggi molto rovinata e diversa da com'era in origine. Tanto da dare adito a speculazioni come quelle di Dan Brown, nel suo romanzo Il Codice Da Vinci: secondo lo scrittore, il dipinto avrebbe una simbologia nascosta, con l'apostolo Giovanni che in realtà sarebbe Maria Maddalena, amante di Gesù, e la mano armata di Pietro che apparterrebbe a Giuda... Ma che cosa c'è di fondato in queste teorie? E quali sono i veri misteri dell'opera?


Il più grande

Il Cenacolo, o L'Ultima Cena, è il più grande dipinto di Leonardo da Vinci, con una larghezza di 8,8 metri e un'altezza di 4,6: riempie un'intera parete del refettorio dell'ex convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano. L'opera, una sorta di trompe-l'oeil che allargava visivamente gli spazi del refettorio, fu coomissionata da Ludovico il Moro e realizzata tra il 1495 e il 1498.

"I frati sedevano intorno a una tavolata a forma di ferro di cavallo, che aveva il lato aperto di fronte al dipinto" spiega l'architetto Giuseppe Napoleone, direttore del Museo del Cenacolo vinciano di Santa Maria delle Grazie a Milano. E nella stessa sala, secondo le regole domenicane, di fronte al Cenacolo c'era una Crocifissione, dipinta da Donato Montorfano nel 1495.


Anche Pop

L'Ultima Cena di Leonardo subito rivoluzionò il modo di rappresentare il tema. "A quei tempi, la scena era solitamente dipinta con tutti gli apostoli in fila da una parte del tavolo e Giuda, isolato, seduto dalla parte opposta, nel lato dell'osservatore" spiega Mario Taddei, uno dei fondatori di Leonardo3 (www.leonardo3.net), società esperta nella divulgazione delle opere di Leonardo. "Leonardo, invece, mise Giuda dall'altra parte del tavolo, insieme agli altri, e donò agli apostoli un'espressività che non si era mai vista prima. Molti pittori si sono ispirati a quest'opera: il Cenacolo è stato il dipinto più copiato della storia dell'arte". A esso si sono ispirati i pittori di tutte le epoche, dal Giampietrino, che ne realizzò una copia intorno al 1528, a Rubens, Rembrandt, van Dyck, fino alle incisioni di Albrecht Dürer, alla versione Pop di Andy Warhol (1987) e all'installazione animata di Peter Greenaway (2008).


Salvo per miracolo

Quel che resta oggi dell'originale, però, é poco più di un fantasma; miracolosamente giunto a noi, tra l'altro, dopo mezzo millennio di traversie.

Tanto per cominciare, per realizzare il dipinto, Leonardo non usò la tecnica tradizionale dell'affresco, che richiedeva una lavorazione veloce, ma ne preferì una più complessa, simile a una pittura a olio applicata su un intonaco asciutto appositamente preparato. Questo procedimento, che gli consentì una grande accuratezza nella stesura dei colori, mostrò ben presto i suoi limiti: l'opera cominciò subito a deteriorarsi, anche a causa dell'umidità dell'ambiente dovuta alla presenza dei frati e delle cucine nella stanza accanto. Tanto che, nel 1566, nel parlarne, il Vasari scrisse "Non si scorge più se non una macchia abbagliata".

Il resto l'hanno fatto i restauri antichi, e ce ne sono stati quasi una decina; i frati, che nel 1652 allargarono una porta proprio sotto il tavolo nella posizione di Gesù, tagliandogli i piedi; e infine la storia: nell '800, le truppe napoleoniche trasformarono il refettorio in un alloggio con stalla; e, il 16 agosto 1943, i bombardamenti della Seconda guerra mondial distrussero l'intera struttura, lasciando miracolosamente intatta solo la parete dipinta.


Vent'anni di pulizia

L'intervento più accurato per recuperare il capolavoro leonardesco è stato il restauro, a partire dal 1978, realizzato da Pinin Brambilla Barcilon. Il paziente lavoro, durato 21 anni, ha consentito di "pulire" il dipinto dagli strati accumulati nei secoli: 'Purtroppo i danni causati dalle mani dei restauratori si sono rivelati non meno gravi dei guasti prodotti dalle ingiurie del tempo" ha scritto Brambilla Barcilon nel libro Il genio e le passioni (Skira). "Solventi, resine, cere, colle animali, pittura a tempera, pittura a olio, mastici, vernici sono stati usati per 'salvare' il dipinto, vittima di vicente che Giuseppe Bossi definì 'le sventure del Cenacolo'".

Oggi il Cenacolo è visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone. E gli ingressi sono rigorosamente organizzati, perché è necessario mantenere sotto stretto controllo la pulizia dell'aria e le condizioni di temperatura e umidità dell'ambiente.


Dubbi e misteri

L'ultimo restauro ci ha finalmente restituito quanto rimaneva dell'originale di Leonardo. Tuttavia molti particolari sono andati irrimediabilmente perduti, e molti dubbi rimangono a chi vede il dipinto per la prima volta: la mano che impugna il famigerato coltello appartiene davvero a Pietro (o piuttosto a Giuda, come sostiene Dan Brown)? Che cosa sono i grandi quadrati neri ai lati della tavolata? Che cos'era dipinto sullo sfondo? Che cosa mangiavano gli apostoli? E che cosa bevevano? C'era, forse, il santo Graal?

Nessuno potrà restituirci l'originale di Leonardo. Ma il "restauro digitale" di Leonardo3, aiuta sicuramente a rispondere il modo semplice e diretto a queste e altre domande. 






(testo pubblicato sulla rivista Focus nº 220 - febbraio 2011)




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