quinta-feira, 29 de agosto de 2013

L'importanza del buonumore - Amelia Beltramini


Solo da pochi anni gli scienziati studiano l'umore. Ma hanno già scoperto a che cosa serve, e come migliorarlo.

Chi è di buonumore, dicono gli studi, ha molti vantaggi: vive più a lungo e meglio, fa più carriera, guadagna di più. E mette di buon umore gli altri.

Lo squillo della sveglia è stato improvviso, tirarsi giù dal letto faticoso. Fuori é ancora buio: è brutto tempo. E il barometro interno segnala cattivo umore. Perché? Nessun motivo, ma la giornata è cominciata con il piede sinistro. Andrà avanti così: allo specchio meglio non guardarsi, si notano tutti i brufoli (o le rughe, secondo l'età). Dal giornale radio solo brutte notizie. Anche i passanti per strada hanno la faccia dei giorni "no".


L'umore non è emozione

Si potrebbe continuare, ma è inutile. Una giornata "no", di malumore, è esperienza comune. Ma che cos'è l'umore? A che cosa serve? Da cosa dipende? Che conseguenze ha? E, soprattutto, lo si può modificare il comando?

Certo, umore o stato d'animo ed emozioni sono cose diverse, nonostante coinvolgano tutte i sentimenti. "La differenza più ovvia è che le emozioni durano meno dell'umore" dice Rosanna Trentin, docente di psicologia sociale all'Università di Padova. "L'umore può durare un'intera giornata, a volte anche due, mentre le emozioni vanno e vengono nel giro di minuti, a volte addirittura di secondi. Inoltre l'emozione è violenta, l'umore blando".

Blando, ma non meno insidioso: influisce infatti sulla percezione e sul comportamento. "L'umore riduce le nostre alternative, distorce il nostro modo di pensare e rende difficile controllare le reazioni" spiega Paul Ekman, docente di psicologia alla University of California a S. Francisco. "Se l'umore è irritabile si è preparati solo ad adirarsi; se si è giù di tono si è pronti a deprimersi; se è euforico tutto è più piacevole, anche le grane; e uno stato d'animo di apprensione contiene i semi della paura. L'umore riduce la flessibilità e la capacità di cogliere le sfumature dell'ambiente e, alterando l'interpretazione del mondo, altera le nostre risposte". Chi è di umore irritabile sembra cerchi ogni scusa per adirarsi, tutto per lui è provocazione. E la sua ira sarà più forte e durerà più a lungo.


Da dove viene l'umore?

L'umore poi diversamente dall'emozione, sembra inspiegabile. Si sa sempre che cosa ha scatenato un'emozione. Ma raramente si capisce la fonte dell'umore, tranne quando è lo strascico di una violenta emozione. Ci si può svegliare di un certo umore e scoprire a metà giornata che è cambiato, senza un perché.

A che serve l'umore? Secondo Ekman a poco. "Le emozioni sono necessarie alla vita, e non potremmo farne  meno: l'umore invece serve poco o nulla". Ma Randy J. Larsen, docente di valori umani e sviluppo morale alla Washington University, non è d'accordo. "Mentre le emozioni forniscono informazioni sulle nostre reazioni all'ambiente che ci circonda, l'umore ci dice che cosa sta succedendo dentro di noi, quali sono le risorse disponibili quel giorno, qual è il metabolismo delle nostre energie. E lo comunica all'esterno".


L'umore è nei tic

Come? "Umore ed emozioni si manifestano con canali diversi: se le espressioni del viso sono lo specchio delle emozioni, l'umore è rivelato dalla postura, dal passo, dai gesti, dal tono della voce, dal ritmo del discorso" dice Larsen.

Certo, potendo scegliere, si preferisce il buonumore. E a ragione. Non si tratta solo di stare meglio soggettivamente. Persone di umore tetro sono sgradite agli altri, perché l'umore è contagioso, passa da individuo a individuo. Un vicino di banco o di lavoro sempre di malumore è un irritante cronico. Ma non è tutto. Una ricerca su 168 suore francesi ha dimostrato che buonumore e longevità vanno a braccetto: il 90% delle religiose che all'atto dei voti era di buon umore era ancora in vita a 85 anni, contro il 34% delle consorelle di umore non buono. Il distacco si manteneva negli anni: alla veneranda età di 94 anni buonumore batteva malumore 54% a 11%.


Il sorriso di fine anno

Buonumore significa sorrisi. Secondo Dacher Keltner e LeeAnne Harker, psicologi della California University a Berkeley, il sorriso è una palla di cristallo che consente di predire il futuro. L'hanno studiato nelle 141 foto di fine anno del Mills College di Oakland. Tutte le fotografie sorridevano; metà con sorriso di circostanza, l'altra metà sorrideva con occhi e bocca, un sorriso vero. "Come sarà la vita di queste donne?" si sono chiesti gli psicologi, e sono andati a curiosare. Nei 30 anni successivi le donne con sorriso autentico hanno rivelato percentuali più alte di matrimoni riusciti e di benessere personale.


A che serve il malumore?

Ma chi di solito è di buon umore fa anche più carriera e guadagna di più. Uno studio pubblicato nel 1994 sulla rivista Organization science ha misurato il tasso di emozioni positive di 272 impiegati, e ne ha seguito la carriera nei 18 mesi successivi. Chi aveva umore migliore veniva promosso e aveva aumenti di stipendio. Quindi il cattivo umore non serve a nulla? Dipende: "Uno stato d'animo negativo ha i suoi vantaggi" dice Martin Seligman, direttore del Department of psychology alla Pennstate University di Filadelfia. "Attiva una mentalità" 'da cecchino': la missione è focalizzarsi su ciò che non va ed eliminarlo. Uno stato d'animo positivo promuove invece un modo di pensare creativo, tollerante, costruttivo, generoso, aperto, che individua le virtù e non i difetti. I due modi di pensare si sviluppano in parti diverse del cervello, hanno una chimica diversa".

L'atteggiamento critico serve a compilare la dichiarazione dei redditi, a correggere le bozze d'un libro, a prepararsi alla visita della Finanza: essere severi e di malumore rende più acuti nel giudizio.

Ma se avete bisogno di creatività, di generosità, di tolleranza, se dovete pianificare una campagna di vendita, decidere se sposare o meno un partner, cimentarvi in un testo creativo, allora meglio che siate di buonumore, seduti comodamente, con una musica gradevole di sottofondo e in una giornata di sole. E, se possibile, circondatevi di persone che sapete altruiste e ben disposte.



(testo pubblicato sulla rivista Focus nº 138 - aprile 2004)







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