In qualità di alimento funzionale, il cocco contiene degli acidi grassi deputati alla produzione energetica (nutrienti) e acidi grassi e monogliceridi ad azione antimicrobica (componenti funzionali). L’acido laurico è l’acido principale, seguito dal caprico.
Azione antimicrobica
Circa il 50% del grasso contenuto nel cocco è acido laurico, acido grasso a catena media che nell’organismo umano si trasforma in monolaurino, sostanza ad azione antivirale, antibatterica e antiprotozoica che l’uomo e gli animali utilizzano per distruggere virus a copertura lipidica come l’HIV, l’herpes, citomegalovirus, influenzale, vari batteri patogeni fra cui la listeria monocitogenes e l’helicobacter pylori, nonché protozoi come la lamblia guardia. Anche la Candida Albicans (Isaacs et al, 1991) viene inattivata dall’acido laurico. Circa il 6-7% degli acidi grassi del cocco sono acido caprico, altro acido a catena media le cui funzioni benefiche si verificano quando viene tramutato in monocaprino sostanza ad azione antivirale (HIV, herpes simplex) e antibatterica (chlamydia e batteri sessualmente trasmessi). Le proprietà anti-infettive di questi lipidi dipendono dalla loro struttura di monogliceridi mentre digliceridi e trigliceridi sono inattivi L’acido laurico presenta l’attività antivirale maggiore rispetto ad acido caprilico (C-8) caprico (C-10) e miristico (C-14). Gli acidi grassi e i monogliceridi producono il loro effetto “antibiotico” grazie all’azione litica sulla parte lipidica della membrana plasmatica. Il monolaurino, oltre a solubilizzare i lipidi e i fosfolipidi del rivestimento virale, causandone la disintegrazione, interferisce col segnale di trasduzione (Projan et al. 1994) e con l’assemblaggio e la maturazione virale (Homung et al. 1994).
Alcuni dei virus inattivati da questi lipidi sono:
- HIV
- Virus della parotite
- Herpes simplex (HSV-1)
- Virus della stomatite vescicolare
- Visna virus Citomegalovirus (CMV)
Molti degli organismi patogeni inattivati da questi lipidi antimicrobici, sono quelli responsabili per le infezioni opportunistiche negli individui HIV positivi. E’ dunque importante studiare gli aspetti pratici e i potenziali benefici di un supporto nutrizionale mirato negli individui HIV-positivi in quanto, sinora, nessuno nell’ambiente scientifico ha ancora riconosciuto il potenziale terapeutico positivo di questi lipidi nel trattamento dell’HIV, considerando inoltre la loro non tossicità. La copertura virale lipidica dipende dai lipidi dell’ospite e da come sono costituiti. La variabilità degli acidi grassi contenuta negli alimenti così come la variabilità della loro sintesi ex novo spiega la grande variabilità degli acidi grassi contenuta nella copertura virale nonché dell’espressione glicoproteica che rende molto difficile lo sviluppo di un vaccino.
Azioni metaboliche
Dal 1950 si sa che i grassi insaturi deprimono il metabolismo basale: più gli oli sono insaturi, più sopprimono in modo specifico la secrezione dell’ormone tiroideo, il suo trasporto nel sistema circolatorio e la risposta tissutale all’ormone. Oggi è pressoché impossibile pensare di mangiare al ristorante o comprare alimenti confezionati che non usino o contengano olio di soia come componente. La letteratura medica ha dimostrato che la soia presenta un’azione antagonista nei confronti della tiroide. Nel 1960, quando la soia fu introdotta nelle formule di latte artificiale per neonati, ci fu un’esplosione di gozzi nei neonati. Supplementandoli con iodio, l’incidenza di gozzo si ridusse drammaticamente. L’olio di cocco è un olio saturo composto principalmente da trigliceridi a catena media (MCT) conosciuti per l’attività di stimolo sul metabolismo. Gli MCT, che non interferiscono con l’attività tiroidea, favoriscono il calo di peso, incrementano la sensibilità dei tessuti all’insulina e quindi la tolleranza al glucosio, incrementano la spesa energetica e diminuiscono l’adiposità negli individui soprappeso.
Uno dei motivi per cui gli acidi grassi a catena lunga contenuti negli oli vegetali sono così dannosi per la tiroide è che si ossidano facilmente e diventano rancidi. I produttori industriali conoscono molto bene questo fenomeno per cui tendono a raffinare marcatamente i loro oli vegetali. Gli acidi grassi trans, presenti quando gli oli vegetali sono altamente raffinati (idrogenati o parzialmente idrogenati), sono particolarmente dannosi per le cellule così come per la tiroide e gli altri tessuti. Quando gli oli raggiungono i nostri tessuti, sono molto più caldi ed esposti all’ossigeno rispetto a come lo sarebbero nei semi da cui provengono, per cui la tendenza all’ossidazione è molto alta. Questo processo ossidativi può danneggiare enzimi e altre parti cellulari. Gli enzimi deputati al catabolismo proteico, sono inibiti dai grassi insaturi. Questi enzimi sono necessari non solo per la digestione, ma anche per la produzione degli ormoni tiroidei, per i meccanismi di rimozione dei coaguli, per l’immunità e per l’adattabilità generale cellulare. Il loro uso alimentare, dunque, aumenta notevolmente il rischio di infiammazione, coagulazione anomala, carenze immunitarie, shock, invecchiamento, obesità e cancro. Gli ormoni tiroidei e il progesterone si riducono.
(testo scritto dal Dott. Pandiani sul sito "Medicina Biomolecolare")
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