La Spezia - Le è spuntato nel giardino, chissà da dove.Un piccolino di gabbiano, ancora incapace di volare. Piangeva. Chiedeva da mangiare. La donna ha aspettato, come si deve fare in questi casi. Spesso, i genitori tornano a prendere il piccolo, e la natura fa il suo corso. Solo che di adulti, lì attorno, non ce n’erano. Ha cercato, invano.
Forse, la mamma ha avuto un incidente, è stata uccisa. Fatto sta, c’era solo il piccolo. E - piangi e piangi - ha trovato una mano, insperata, da parte degli umani. Non si può nutrire un animale selvatico, o adottarlo.Lo impedisce la legge. Si può però - e si deve - dare un primo soccorso: se una vita rischia di morire. E così è avvenuto.
Il gabbianetto s’è accomodato, in mezzo ai gatti di casa, che vivono all’esterno, nel giardino. S’è trovato degli amici, sia pure di specie diversa. Un po’ come nel film di animazione, “La gabbianella e il gatto”, ispirato al romanzo di Luis Sepulveda. La proprietaria del terreno, ha lasciato fare. Non se l’è sentita, di cacciare“Pullin”, come l’ha soprannominato.
Ora, il gabbiano è cresciuto. Cammina, tenta i primi voli. Quando si sentirà abbastanza forte, prenderà la sua strada, e cercherà un posto nel mondo. E magari ritornerà a trovare la sua amica umana, e gli amici gatti, con i quali ha trascorso questa infanzia così particolare. L’immagine è di Loredana Parodi, presidente dell’associazione “Il cuore degli animali”.
Non è il primo caso di amicizia fra umani e gabbiani. L’amicizia con i gatti, però, è qualcosa di davvero insolito. E commovente. In quel piccolo, i gatti non hanno visto né una preda né un pericolo. Certo, era molto diverso da loro: e magari, chissà, in un contesto diverso, questo legame non sarebbe stato possibile. E’ successo. E conferma il fatto che fra gli animali non ci sia violenza, se non c’è necessità di sopravvivere. In questo caso, tutti avevano di che nutrirsi, e non hanno sentito l’istinto di sopraffare l’altro. E così “Pullin” ce l’ha fatta.
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