Il regista Enzo D'Alò ha realizzato in due anni un sogno impossibile: girare un film d'animazione che possa competere con Disney & Co. È nata così 'La gabbianella e il gatto": una storia che è un inno alla tolleranza.
Il loro segreto ? La morbidezza del disegno, i colori pastello, un gusto grafico specificamente italiano, che non è espressione di ottuso provincialismo, ma affermazione di un'individualità perfezionata con lo studio del lavoro degli altri, americani, giapponesi ed europei. Grazie a queste prerogative Enzo D'Alò e il team della Lanterna Magica hanno affrontato questa sfida.
Già, perché "La gabbianella e il gatto" è il secondo film cartoon del regista napoletano (operativo dagli anni '70 a Torino), già autore di "La freccia azzurra", il primo cartoon italiano a diffusione internazionale.
Tratto da "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare" del cileno Luís Sepúlveda, il film di D'Alò (che ha curato la sceneggiatura insieme a Umberto Marino), prodotto dalla Cecchi Gori, ha potuto contare su un alto budget che ha consentito di riunire i più accreditati animatori e tecnici italiani in una squadra che (coordinata da Silvio Pautassio, direttore dell'animazione, da Walter Cavazzuti e Michel Fuzellier, responsabili rispettivamente dei personaggi e delle ambientazioni) ha lavorato per quasi due anni.
Nascono così i 75 minuti della storia di Fortunata, gabbianella orfana, adottata e cresciuta dal gatto Zorba e dai suoi amici felini, che hanno promesso alla morente Kengah, gabbiana avvelenata dal petroleo, di non mangiare il suo uovo, di aver cura del pulcino e, soprattutto, di insegnargli a volare.
Inizio della storia - Il poeta e sua figlia
L'avvelenamento della gabbiana Kengah
I gatti si riuniscono per aiutare Kengah
Come fa un gatto a covare un uovo ?
Siamo gatti
Cercando Fortunata
Insegnando Fortunata a volare
Fortunata vola
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