Cosa Nostra è l'organizzazione mafiosa più importante d'Europa e tra le più importanti del mondo. Ha una struttura gerarchica, paramilitare, con precise regole di comportamento. Sul territorio esercita funzioni di sovranità ed impone una fiscalità illegale generalizzata, il cosiddetto "pizzo". Le sue principali sedi sono in Sicilia (Palermo, Trapani, Marsala, Agrigento, Catania), ma ha ramificazioni, oltre che in molte regioni italiane, negli Stati Uniti, in Canada, in Germania, in Svizzera, in Francia, in Gran Bretagna ed in Russia. Il vertice è costituito dalla "Cupola", una sorta di commissione che raccoglie i capi-mandamento. Ha scritto Luciano Violante, ex-presidente della commissione parlamentare antimafia: "La mafia si comporta come un potere politico totalitario: ha ucciso politici, magistrati, poliziotti. Ma ha ucciso anche giornalisti: ed è questo il segno più evidente del totalitarismo. Solo lo stalinismo e il nazismo hanno ucciso chi combatteva con lo strumento del pensiero e delle parole".
Le origini
Cosa Nostra nasce nella Sicilia occidentale ai primi dell'Ottocento. Le sue origini sono strettamente legate a quelle del latifondo che domina la struttura produttiva della Sicilia fino ai primi del Novecento. Da una parte ci sono i contadini miserabili; dall'altra la nobilità terriera, erede assenteista di uno degli ultimi sistemi feudali d'Europa. Fra gli uni e gli altri, c'è un ceto spregiudicato e violento di massari, campieri, gabellotti, fattori che svolge funzioni di controllo, gestione ed intermediazione della proprietà e della produzione, tenendo a bada la latente violenza di quella smisurata platea di nullatenenti che popola le campagne siciliane. Cosa Nostra nasce nel momento in cui i gabellotti, spesso circondati da scherani dal passato di gesta violente, smettono di lavorare a nolo e attraverso la privattizzazione della violenza, danno vita a sette, confraternite, gruppi, cosche. Il primo documento in cui si allude a una cosca mafiosa è nel 1837: il procuratore generale, presso la gran corte criminale di Trapani, Pietro Calà Ulloa, scrive ai suoi superiori a Napoli, per segnalare strane fratellanze impegnate in attività criminali, come il riscatto di bestiame rubato, che corrompono anche impiegati pubblici. È comunque la rappresentazione del dramma popolare "I mafiusi di la Vicaria", scritto nel 1863 da Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca, poi tradotto in italiano, napoletano e meneghino, a fare del termine mafia un'espressione corrente, usata per indicare un gruppo di individui spavaldi e violenti, legati da rapporti misteriosi e temibili, dediti ad azioni per lo più criminose.
La struttura di Cosa Nostra
La mafia siciliana ha una struttura a sviluppo verticale. Il capofamiglia nomina il "sottocapo", i consiglieri ed i capidecina che hanno il compito di coordinare gli uomini d'onore, i picciotti. L'organizzazione base è la famiglia, non quella di sangue, ma un gruppo mafioso che controlla un pezzo di territorio, in genere un paese o un quartiere di una grande città, oppure più paesi se questi sono piccoli. È una funzione vitale, quella del controllo del territorio, che si snoda attraverso forme di contiguità con ambienti della politica e delle istituzioni. In Cosa Nostra si entra per cooptazione o chiamata, attraverso una specie di giuramento che consiste nel farsi bruciare sulla mano un santino.
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